Publifarum n° 12 - Atti Convegno Assiterm 2009

La variazione nella terminologia dello sviluppo sostenibile

Mara GEORGESCU


In quanto portatori di conoscenze e testimoni della vita dei saperi in un determinato momento storico, politico e sociale, i termini non rappresentano solo etichette applicate ai concetti, ma soprattutto denominazioni inserite all'interno di un sistema sociale, di circolazione dei saperi. Secondo la teoria classica della terminologia, un termine è un'espressione che dovrebbe denominare un oggetto materiale o immateriale, visto nella sua dimensione categoriale e non individuale, in modo univoco, e senza alcuna sfumatura connotativa di tipo né diatopico, né diastratico, né diafasico, né diacronico. Oggi, con lo spostamento da un’ottica classificatoria a una maggiormente pragmatica e comunicativa (CABRE’, 1998), si è potuto constatare che le denominazioni terminologiche sono soggette a diversi fenomeni di tipo testuale, pragmatico e comunicativo, quali la variazione che ci interessa qui. Dallo studio dei termini all’interno di testi e discorsi specialistici si possono trarre conclusioni interessanti rispetto allo sviluppo e alla variazione della terminologia di un determinato settore di conoscenze. Brevemente, parliamo di variazione terminologica per definire i fenomeni che accadono nel momento in cui non si verifica più un rapporto univoco tra il termine e il suo referente. Questo fenomeno è forse ancora più significativo nel caso di termini complessi o termini sintagmatici, ovvero costituiti da almeno due unità lessicali, che si comportano nei corpora come unità terminologiche.

Proponiamo qui uno studio di stampo sociolinguistico (GAUDIN, 2003) sulla variazione terminologica applicato ad un settore di recente creazione e fortemente eclettico, quello dello sviluppo sostenibile. L'approccio di tipo sociolinguistico ha permesso di osservare che nel loro contesto i termini perdono il carattere monosemico e univoco attribuito loro dai dizionari specialistici, e diventano soggetti a fenomeni di variazione, come polisemia e sinonimia (DUBUC, 2002). Un altro aspetto importante nella visione sociolinguistica è il problema dell'univocità dei termini. L'univocità dei termini può essere sfumata in base al fatto che il referente dei termini può variare, si costruisce e si ricostruisce in modo permanente (GAUDIN, 2003).

Nel nostro studio, abbiamo cercato di osservare la variazione della terminologia in un settore che si situa all'incrocio tra economia, ambiente e società, attraverso l’analisi testuale di alcuni termini complessi del settore su corpora paralleli (francese, inglese, italiano) che raccolgono i testi fondamentali emanati dai principali organismi internazionali del settore (Unione Europea, Organizzazione delle Nazioni Unite). L'ipotesi di lavoro è che nell’ambito dello sviluppo sostenibile si verifichi una variazione terminologica a livello formale e concettuale, come dimostrato anche in MOLNAR e MORGAN, 2008, proprio sul caso specifico di questo settore.

Proporremo quindi una riflessione sugli aspetti più delicati della variazione concettuale e della trasformazione dei saperi, a partire dall'analisi del discorso e dei testi in cui i sintagmi vengono utilizzati. In generale, il nostro interesse è anche quello di scoprire se l’analisi sociolinguistica può essere uno strumento adatto allo studio di settori terminologici recenti, soggetti a variazioni, come lo sviluppo sostenibile.

I corpora studiati sono testi normativi dell’Unione Europea – direttive, libri verdi, ecc. - oppure testi di trattati internazionali, come nel caso dell’Agenda 21, testo firmato dai paesi membri delle Nazioni Unite; si è cercato inoltre di creare corpora paralleli, comprendenti le diverse versioni dello stesso testo in inglese, francese e italiano. In tali testi, che includono circa 500.000 parole ciascuno, sono stati reperiti tramite il software per l’analisi terminologica Wordsmith i sintagmi più rilevanti per il settore e con un grado di affidabilità maggiore, per un totale di 30 sintagmi candidati. Una volta individuato il bacino di sintagmi, sono stati analizzati i corpora paralleli e anche il comportamento dei sintagmi in testi diversi nella stessa lingua, realizzando così un’analisi a più livelli.

Abbiamo identificato (TARTIER, 2006) le seguenti tipologie di variazione, esaminandole insieme al comportamento dei sintagmi nei nostri corpora:

Riportiamo di seguito alcuni risultati del nostro studio, rilevanti soprattutto per la variazione terminologica.

Alcuni esempi

Nel caso del sintagma «environmentally sound technologies», possiamo indicare una variazione concettuale dal punto di vista diacronico (v. D1, D2) e settoriale (v. D2, D3). Nei testi più recenti dell'Unione Europea, il sintagma viene utilizzato negli ambiti più svariati, dal turismo sostenibile, all'urbanistica sostenibile etc. Ecco di seguito alcune definizioni del sintagma:

Il sintagma, introdotto nel 1972, subisce un percorso di variazione concettuale dal punto di vista diacronico, in quanto dal testo del 1972 ai testi del 1992 si arricchisce di alcune caratteristiche assenti nel 1972 (si tratta di tecnologie olistiche nel testo del 1992 rispetto a tecnologie riferite esclusivamente all’industria nel testo del 1972). Da un punto di vista pragmatico, il sintagma varia nei contesti più specifici, come risulta dal testo del Protocollo di Kyoto del 1997, dove il sintagma viene utilizzato con un significato più specifico, nel contesto dei cambiamenti climatici, ovvero non si tratta di specificare la tipologia delle tecnologie ma di specificare l’ambito di applicazione delle stesse. Quindi, se tra le definizioni 1972 e 1992 possiamo individuare un cambiamento del concetto che viene arricchito di nuovi tratti, la definizione del 1997 specifica ulteriormente l’ambito di applicazione delle tecnologie e le definisce in base a questo tratto.

Un’altra variazione subita dal sintagma è la variazione formale. Per esempio in inglese, nella Dichiarazione di Stoccolma (1972), esistono 4 varianti del sintagma: «environmentally sound technologies», «green technologies», «environmentally friendly technologies», «environmental technologies».

Un secondo sintagma rilevante è «land use», con le seguenti definizioni estrapolate dai corpora analizzati:

In inglese si tratta di un sintagma generale senza variazioni particolari, un iperonimo, rispetto a sintagmi che fanno riferimento a concetti subordinati, come terra e il suo uso, utilizzo del suolo, impiego della superficie, pianificazione territoriale, destinazione dell'uso delle terre, sfruttamento del territorio, assetto del territorio. In italiano e francese appaiono diversi sintagmi e parafrasi, con variazioni molto interessanti. Per esempio, in francese gli equivalenti sono: aménagement du territoire, exploitation des terres, utilisation des terres, gestion et utilisation des terres; affectation des sols, sol et son utilisation; occupation des sols, utilisation du sol, utilisation des sols, l’aménagement de l’espace, affectation des terres, exploitation des sols, utilisation du territoire. Un numero simile di traduzioni appare anche in italiano. «Land use» è di difficile traduzione dall’inglese, in quanto in italiano e francese non esistono sintagmi simili; pertanto, sia in italiano che in francese il sintagma presenta delle variazioni di tipo concettuale nonché formale, a seconda del co(n)testo di riferimento.

In questo caso specifico, non ci sono definizioni e il sintagma viene utilizzato in diversi contesti con diverse accezioni. Per esempio, il sintagma in inglese fa riferimento a due concetti che possiamo riassumere come utilizzo del suolo e pianificazione de territorio, concetti utilizzati nell’agricoltura in particolare e nell’urbanistica, quindi in due sottosettori dello sviluppo sostenibile diversi. La difficoltà nell’atto della traduzione è che occorre raccogliere informazioni dal contesto per trovare l'equivalente appropriato in italiano e francese. Il sintagma ha un significato che si definisce all'interno del testo.

Un ultimo esempio riguarda «corporate social responsibility», con tre definizioni con diversi aspetti messi in rilievo, come segue:

In generale, le definizioni hanno come tratti comuni il carattere volontario delle azioni e la presa di responsabilità a livello sociale e ambientale; nonostante ciò, D1 e D2 implicano un grado di responsabilità differente rispetto alla società.

Un altro aspetto interessante è il parallelismo tra «corporate social responsibility» e «responsible entrepreneurship». Ci siamo chiesti se si tratta di una sinonimia o di una co-iponimia: in alcune occorrenze, infatti, le due denominazioni sono usate per lo stesso concetto – sinonimia; in altri, si tratta di una serie co-iponimica, in cui «responsible entrepreneurship» fa riferimento a strategie di responsabilità delle aziende medio-piccole, mentre «corporate social responsibility» si riferisce à responsabilità delle grandi aziende e delle cosiddette corporation.

Conclusioni

Prendendo spunto dai tre esempi analizzati, possiamo affermare che i sintagmi sono definiti in modo generale, sfumato; vi sono più definizioni dello stesso sintagma, non sempre compatibili tra di loro. E’ difficile identificare le relazioni tra i concetti (iperonimia, sinonimia). Osserviamo l’ambiguità nei sintagmi che contengono elementi ambigui (es. la parola sostenibile). Si tratta di una terminologia vincolante (testi normativi); flessibile (più sintagmi per esprimere gli stessi concetti); non consolidata (i sintagmi variano, processo naturale della vita dei sintagmi nuovi); recente (il concetto di sviluppo sostenibile è nato negli anni '80 del Novecento). Senza una negoziazione della terminologia a livello internazionale, la comunicazione efficace tra esperti è difficoltosa, permane l'incertezza sulle corrispondenze 1:1 tra termine e concetto. La normalizzazione del settore dello sviluppo sostenibile può essere un processo importante per l'efficacia della comunicazione specialistica; tuttavia è naturale che si verifichino delle difficoltà in tal senso, proprio perché i termini seguono un'evoluzione sociale e politica e non sono solo etichette dei concetti.

Bibliografia

M. T. CABRE', La terminologie. Théorie, méthodes et applications, Paris, Armand Colin, 1998
T. COLLET, «La réduction des unités terminologiques complexes de type syntagmatique», Méta 32, 1997, 1, www.erudit.org/revue/meta/1997/v42/n1/002348ar.pdf
D. COSMAI, Tradurre per l'Unione europea, Milano, Hoepli, 2003
F. GAUDIN, Socioterminologie. Une approche sociolinguistique de la terminologie, Bruxelles, De Boeck/Duculot, 2003
R. KOCOUREK, La langue française de la technique et de la science, Wiesbaden, Verlag, 1982
A. TARTIER, «Variation terminologique et analyse diachronique». Actes de la 13e conférence annuelle sur le Traitement Automatique des Langues Naturelles (TALN 2006). http://www.sciences.univ-nantes.fr/info/perso/permanents/tartier/Doc_recherche/taln_2006_tartier.pdf (5/10/2007).
D. MOLNAR, A. J. MORGAN, «Defining Sustainability, Sustainable Development and Sustainable Communities: A working paper for the Sustainable Toronto Project» in www.utoronto.ca (20/12/08)
R. DUBUC, Manuel pratique de terminologie, Montreal, Linguatech, 2002


 

Dipartimento di Lingue e Culture Moderne - Università di Genova
Open Access Journal - ISSN 1824-7482