Publifarum n° 12 - Atti Convegno Assiterm 2009

Le varianti in una banca dati terminologica: come gestirle

Donatella PULITANO



La terminologia esamina i termini e i concetti e le relazioni che intercorrono tra essi. Il dibattito sulle varianti in terminologia non può dunque prescindere dall'aspetto concettuale. È noto che la bi-univocità tra termine e concetto non è assoluta: per uno stesso concetto possono co-esistere varie denominazioni. Viceversa, termini graficamente identici (non sono gli stessi, come vedremo) possono denotare concetti diversi.
Prima di descrivere i vari modi in cui si gestiscono le varianti in una banca dati terminologica, prendendo ad esempio la banca dati terminologica del cantone di Berna, LINGUA-PC, è opportuno ricordare i principi metodologici sui quali si basano le attività terminologiche ed interrogarsi sulle ragioni e sulle origini della variazione in terminologia.

1. I principi

Alla base di ogni attività terminologica vi sono alcuni principi metodologici comunemente accettati, che condizionano il rilevamento delle varianti e il modo di gestirle.

1.1 Orientamento onomasiologico

Partendo dal triangolo terminologico, che comprende il termine, la definizione e il settore (dominio) agli angoli e il concetto al centro, si stabilisce che in un dato settore, i termini che rappresentano lo stesso concetto e corrispondono dunque alla stessa definizione sono sinonimi. Al contrario, termini graficamente identici, appartenenti a settori diversi, che rappresentano concetti diversi e corrispondono dunque a definizioni diverse, sono omonimi – o meglio omografi (e non polisemici!).

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Ne consegue che una scheda tratta un singolo concetto e che ogni concetto è trattato in una singola scheda – anche se esistono più sinonimi che denotano il concetto. Occorrerà quindi creare una scheda per ogni omonimo.

1.2 Autonomia delle denominazioni

I termini sinonimi sono trattati nella stessa scheda, ma hanno un’esistenza propria e sono gestiti in maniera indipendente. Ogni sinonimo deve quindi essere corredato di un numero minimo di informazioni: in genere, la fonte, le informazioni grammaticali, il codice di affidabilità. A queste informazioni si aggiungono, ove fosse necessario, quelle sull'uso.

1.3 Elementarità

In base a questo principio, un campo di una scheda terminologica può contenere solo una determinata categoria di informazioni; nel campo per il termine, ad esempio, non possono essere inseriti codici di affidabilità. Occorre dunque trattare i commenti sulle varianti in campi distinti.

1.4 Granularità

Ogni categoria di dati all’interno di un campo deve essere definita con il maggior dettaglio possibile. Ad esempio, il campo "informazione grammaticale" è troppo vasto, in quanto comprende le categorie "genere", "numero" e "categoria/classe grammaticale". Ne consegue che anche le differenti informazioni sulle varianti devono essere inserite in campi diversi.

2. Le origini della variazione in terminologia

La presenza di variazione in terminologia è legata alla relazione tra la realtà e il termine che ne rappresenta il concetto. Nella fattispecie del cantone di Berna, si riscontrano quattro tipologie di situazioni:

3. Finalità di un lavoro terminologico e gestione delle varianti

In funzione dell'impronta che si vuol dare ad un lavoro terminologico – descrittiva o prescrittiva – le varianti saranno rilevate e trattate in maniera più o meno esauriente.
La finalità del lavoro influisce sulla scelta dei termini: una banca dati terminologica istituzionale rileva unicamente i termini che rappresentano concetti "propri" e non deve necessariamente tener conto di tutte le varianti possibili di un termine. Ad esempio, lo scopo della banca dati terminologica del cantone di Berna è quello di catalogare tutti i concetti e quindi i termini inerenti alla realtà cantonale. Per assurdo, bisognerebbe iniziare ogni definizione con la frase "nel cantone di Berna", informazione implicita e quindi inutile. La nostra banca dati non deve rilevare le realtà estranee al cantone, né reperire tutte le varianti possibili per denotare un dato concetto, contrariamente a quanto avviene per una banca dati terminologica a vocazione "universale" (p. es. IATE, Termium o Grand Dictionnaire).

4. Tipologia delle varianti

Partendo dai vari casi descritti in precedenza, possiamo dunque stabilire una tipologia di varianti dovute, da un lato, a distinzioni concettuali, dall'altro, a ragioni puramente linguistiche.

4.1 Varianti concettuali

Le varianti concettuali – che comportano quindi casi di omonimia – sono legate a questioni di tipo giuridico, politico e amministrativo, culturale, di mentalità, ecc. È quindi necessario elaborare una definizione appropriata al concetto nel contesto in cui va usato. Nel nostro caso è di vitale importanza che il termine venga corredato di una definizione specifica per il cantone di Berna.

4.2 Varianti linguistiche

Le varianti linguistiche sono quelle che in terminologia comunemente chiamiamo sinonimi.
L'aspetto etimologico, morfologico e lessicologico della questione non interessa in genere il terminografo, in quanto il suo lavoro è essenzialmente sincronico (cf. più avanti le varianti diacroniche). Ciononostante, è possibile determinare l'origine dei vari tipi di varianti.

4.2.1 Varianti grafiche

Le varianti grafiche nascono in seguito a:

4.2.2 Varianti lessicologiche

Le varianti lessicologiche nascono in seguito a:

4.2.3 Varianti regionali

Le varianti regionali nascono in seguito a:

4.2.4 Varianti d'uso

Le varianti d'uso nascono in seguito a:

4.2.5 Varianti diacroniche

Benché la terminologia sia una disciplina sincronica, dal punto di vista della gestione delle conoscenze è oltremodo utile conservare i vari termini che denotano uno stesso concetto in periodi diversi. Ad esempio, nell'amministrazione cantonale bernese, le unità amministrative vengono talvolta ribattezzate senza che la realtà cambi. In questo caso, i termini obsoleti non vengono cancellati, bensì conservati e corredati di un’informazione sulla validità temporale, p. es. StatistikstelleKoordinationsstelle StatistikStatistisches Büro des Kantons Bernstatistisches Amt des Kantons Bern.

5. Come gestire le varianti

L'autonomia delle denominazioni esige che ogni sinonimo inserito in una scheda sia accompagnato da una serie di informazioni. Per orientare l'utente nella scelta del sinonimo adatto, si raccomanda pertanto di indicare la marca d’uso, lo statuto o il codice di affidabilità. Questa prassi è naturalmente tanto più importante quanto più il lavoro terminologico è di tipo prescrittivo.
In base al principio dell'elementarità, queste informazioni devono essere in un campo a parte. È però ammesso inserire questo tipo di informazioni nel campo "nota" o – meglio – "nota linguistica". In questo caso, è buona norma aggiungere un codice che ne indichi il contenuto, sulla scia di EURODICAUTOM: REG, DOM, USG ecc.
Per indicare la qualità di un sinonimo, vi sono le seguenti possibilità, cui si può ricorrere singolarmente o in combinazione, in funzione della struttura della raccolta terminologica.

5.1 Codice di affidabilità

Il codice di affidabilità è paragonabile ad un voto che si attribuisce al termine.
La scala dei codici deve essere definita in maniera tale da evidenziare subito il termine più appropriato.
In genere il codice corrisponde ad una cifra o a caratteri speciali (*, **, ***).

5.2 Statuto

Lo statuto è un'informazione sull'uso del termine, nella fattispecie se un termine è ammesso o non consigliato.

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5.3 Presentazione grafica

Alcuni software per la gestione terminologica prevedono colori o font diversi per i termini corretti e quelli da non usare. LINGUA-PC mostra i termini corretti in neretto, mentre quelli da evitare sono in grigio.

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5.4 Indicazione geografica

Se due termini perfettamente sinonimi sono usati in due aree geografiche diverse, si può indicare l'appartenenza geografica tramite le sigle automobilistiche.

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5.5 Marche

5.5.1 Marca d'uso

Le marche d'uso servono ad indicare un uso particolare rispetto al contesto giuridico-amministrativo o aziendale, la frequenza oppure un uso particolare nel tempo.

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5.5.2 Marca del registro

Anche se in terminologia non si può propriamente parlare di registro, è comunque possibile che tra due sinonimi uno sia più divulgativo dell'altro.

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5.5.3 Marca del settore

Nel caso in cui due termini siano sinonimi, con una definizione identica, ma con settori di applicazione diversi, si può attribuire una marca del settore.

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5.5.4 Codice cliente

Se due clienti diversi usano termini diversi per una stessa realtà, il codice serve a scegliere il sinonimo appropriato.

6. In conclusione

Sebbene sia diffusa l'affermazione secondo la quale la sinonimia in terminologia non esiste e permanga l'illusione "1 concetto = 1 termine, 1 termine = 1 concetto", quella della dispersione sinonimica è una realtà innegabile: i linguaggi specialistici sono prolifici di sinonimi. In LINGUA-PC, circa il 43 % delle schede comprende uno o più sinonimi, con una media di 1,7 termini per ogni parte linguistica di una scheda. Ognuno di noi quindi prima o poi si trova di fronte alla necessità di gestire sinonimi .
Per ottemperare al principio fondamentale dell'orientamento onomasiologico, è quindi di fondamentale importanza analizzare l'aspetto concettuale prima di determinare il numero di schede da preparare.

Bibliografia

Banca dati terminologica del canton Berna: LINGUA-PC, www.be.ch/lingua-pc/
B. DE BESSÉ / D. PULITANO, «Which terms should firms or organisations include in their terminology banks?: the case of the Canton of Berne», in H. SOMERS (ed.), Terminology, LSP and translation: studies in language engineering in honour of Juan C. Sager, Amsterdam; Philadelphia: J. Benjamins, cop. 1996, p. 35-46


 

Dipartimento di Lingue e Culture Moderne - Università di Genova
Open Access Journal - ISSN 1824-7482