Diritto e fumetto: una rappresentazione del discorso processuale.
Indice
1. Stato della ricerca e tipologie di rappresentazione del diritto nel fumetto di lingua francese
Abstract
This paper aims at showing the interest of bande dessinée for the study of legal discourse. The main focus will be on trial interactions which will be dealt with through three case studies from recently published French language comics.
Se l’accostamento tra fumetto e diritto può sembrare azzardato, la bibliografia sull’argomento dimostra che esiste già da qualche anno un certo interesse per la materia. In particolare, in ambito francofono, due pubblicazioni, tra le quali intercorre oltre una decina d’anni, ne hanno tracciato una panoramica: si tratta dei volumi collettanei Droit et bande dessinée. L’univers juridique et politique de la bande dessinée (Ribot 1998) e Le Droit dans les bandes dessinées (Reverchon-Billot 2011).
Dopo aver delineato brevemente lo stato della ricerca, evidenziando in particolare le modalità di interazione tra fumetto e diritto quali emergono dai due studi appena menzionati, passeremo a una serie di casi di studio, al fine di elaborare una nostra personale analisi, per concludere con qualche riflessione più prettamente linguistica sulla natura della lingua del diritto all’interno del fumetto e le particolarità che la forma semiotica le impone.
1. Stato della ricerca e tipologie di rappresentazione del diritto nel fumetto di lingua francese
Dalle parole che Catherine Ribot scrive nel 1998:
Comme le reflet dépend du miroir et du sujet original, la bande dessiné est un prisme très déformant de la réalité. Le droit en tant que tel n’est pas un sujet de bandes dessinées. Par contre, la maîtrise du pouvoir, le déroulement d’une enquête criminelle ou d’espionnage, la violation de liberté fondamentales sont des situations privilégiées permettant à l’artiste de porter une appréciation, de formuler un commentaire ou de traduire une conception particulière de notre univers normatif. (7)
si può intuire che i trentasette contributi contenuti nel ponderoso volume da lei curato (466 pagine) offrono in maniera predominante un’analisi della rappresentazione di istituzioni, funzioni pubbliche e poteri nel fumetto. Si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di testi scritti da giuristi, che si concentrano spesso sui classici del fumetto (a Tintin e Astérix sono dedicati complessivamente nove studi, seguiti dai Puffi, da Gaston Lagaffe e da altre serie o autori ben noti). Anche se tra gli autori dei contributi figurano due linguiste, un’anglista e nota specialista di fumetto e una germanista, nemmeno nei loro studi viene adottato un approccio che non sia tematico o prettamente giuridico.
Il volume è articolato secondo lo schema seguente:
da cui si evince una struttura improntata alle branche tradizionali del Diritto (romano, internazionale, pubblico) per quanto riguarda la prima parte, mentre la seconda affronta essenzialmente questioni particolari di diritto pubblico e privato secondo tre prospettive diverse: quella di chi esercita il potere, quella di chi lo subisce e quella di chi ne trae beneficio perché ne è tutelato. La tipologia degli studi si articola quindi su modalità strettamente dipendenti dal diritto e in nulla legate né a particolarità dei fumetti analizzati (la cui scelta appare strettamente connessa ai gusti e alle letture degli autori), né al rapporto tra mondo fittizio e realtà.
Il secondo volume citato in precedenza (Reverchon-Billot 2011) raccoglie soprattutto analisi di fumetti individuali eseguite da giuristi e articolati in due grandi sezioni: diritto privato (inchieste giudiziarie, eutanasia, contratti, ecc.) e diritto pubblico (rappresentazioni del potere e dell’organizzazione sociale). Quanto alla scelta delle serie e degli autori, sono Astérix e Lucky Luke i più citati con due contributi a testa, seguiti da Tintin, Gaston Lagaffe, Thorgal, Philémon, e da tre volumi di Davodeau, Digout e Masson.
In ogni caso, spicca per la sua assenza una riflessione sulla rappresentazione dell’attività processuale, che sembra invece diventare oggi sempre più importante nel fumetto, ed è proprio su questo che il presente studio intende concentrarsi.
2. Il diritto nel fumetto
Se osserviamo il fumetto di lingua francese, si può notare la comparsa di nuovi generi quali quello documentaristico, che favorisce la rappresentazione di istituzioni o entità a base giuridica, quali le ONG1, i ministeri2, le istituzioni nazionali o locali, i sindacati3. Il fumetto impegnato di denuncia traccia spesso ritratti inquietanti della corruzione e delle losche trame del mondo della finanza4, che si intrecciano di frequente con quello della politica5. Ma anche dibattiti pubblici che toccano questioni di diritto appaiono sempre più spesso, come per esempio l’annosa questione del velo islamico che riaffiora periodicamente in Francia6. Da sottolineare inoltre che il Ministero della Difesa francese utilizza un supporto a fumetti per prendere contatto con i diciottenni7. Senza adottare qui la prospettiva, certamente interessante, di Thouzeil-Divina, secondo cui “Tout est question de droit. Or, les bandes dessinées racontant des histoires d’hommes et de femmes, leurs situations sont des situations juridiques que le Droit y soit explicite ou simplement suggéré.” (Thouzeil-Divina : 13), ci limiteremo in questa analisi a studiare la rappresentazione del linguaggio processuale in alcuni fumetti che ci paiono esemplari.
Certo è che si assiste oggi progressivamente, all’interno del fumetto di lingua francese, all’intensificazione di due fenomeni paralleli: la presenza sempre più frequente di situazioni processuali o assimilabili nei fumetti in generale e la nascita di un nuovo genere: il fumetto processuale. In entrambi troviamo la rappresentazione di ciò che avviene all’interno dei tribunali, dove agiscono personaggi che appartengono alla categoria della magistratura requirente, altri alla magistratura giudicante, altri che sono avvocati, situazioni in cui, naturalmente, troviamo anche personaggi imputato.
Se la lingua in uso in questi fumetti è quella stilizzazione dell’orale tipica del supporto verbo-iconico, poiché i personaggi, attraverso le nuvolette si esprimono in prima persona8, è anche vero che il contesto iconico fornisce gli elementi che rendono possibile l’interpretazione comunicativa degli enunciati, che non si riassumono più al solo significato linguistico (Visconti 2010: 8 e segg.): il problema dell’interpretazione dovuto alla differenza tra significato linguistico e significato comunicativo sembra venir meno (vedremo tuttavia che non è così semplice).
Non dimentichiamo inoltre che il fumetto è una rappresentazione. Questo significa che gli autori (disegnatore e sceneggiatore) fanno una serie di scelte sui personaggi, le situazioni, le inquadrature, i dialoghi. Anche nel caso di fumetti di tipo documentaristico, l’opera non riproduce mai in modo neutro la realtà, ma la ritaglia, la deforma, la interpreta.
Prenderemo quindi in esame tre album molto diversi tra loro per il loro modo di relazionarsi alla realtà, per l’uso che fanno della rappresentazione processuale e per l’intento degli autori. Procederemo per ordine cronologico di pubblicazione.
3. Studio di casi
3.1. L’enquête corse di René Pétillon (2000)
L’enquête corse fa parte di una serie di fumetti umoristici che mette in scena uno stesso personaggio : l’investigatore privato Jack Palmer, spesso incaricato di ritrovare persone scomparse. Palmer si muove negli ambienti che incontra di volta in volta come i Persiani di Montesquieu: con un incredulo stupore che fa risaltare agli occhi del lettore il carattere paradossale di molte delle situazioni che si trova a vivere. Palmer, basso di statura, infagottato in un impermeabile troppo grande e con un bizzarro cappello in testa, esprime la sua unica emozione apparente, lo stupore, soltanto con gli occhi che abbandonano nei momenti più stupefacenti il loro aspetto apatico, per sgranarsi e arrotondarsi.
In una precedente pubblicazione (Giaufret 2011), abbiamo mostrato il funzionamento dell’attenuazione in questo fumetto, rifacendoci in particolare a studi di pragmatica (Caffi 2007) sulla “mitigazione”, ovvero “[…] a pragmatic, cognitive and linguistic behavior the main purpose of which is reduction of vulnerability” (Martinovsky 2006: 2065).
Quello che è particolarmente interessante nel fumetto oggetto del nostro studio, sono le strategie messe in atto non tanto dalla magistratura, quanto dagli imputati e dai testimoni, i quali ricorrono a numerose forme di mitigazione tra quelle segnalate nello studio di Martinovsky – che traccia proprio un quadro di riferimento per l’analisi della mitigazione nei tribunali - al fine di evitare l’assunzione di responsabilità.
Analizzeremo quindi le caratteristiche di queste strategie, tenendo conto dell’interessante studio di Martinovsky, che sottolinea le caratteristiche particolari degli scambi in aula:
Courts offer a situation in which mitigation is used not only for protection of face but for protection of life. In certain cultures face may be even more important than life. In our data, the mitigation of face and guilt or punishment are intertwined. Giving a good impression of self is an important aspect of the defense thus mitigation related to face and mitigation related to legal responsibility are often expressed simultaneously. In trials we may see […] situation[s] in which people mitigate without necessarily also being polite or without having politeness play any role at all. This, of course, strengthens Fraser’s observation that mitigation and politeness are separate pragmatic phenomena. It also supports the pragmatic view that human linguistic behavior is strongly defined by the activity in which people are involved. In that sense, the study of mitigation provides a bridge between the study of linguistics occurrences and that of social action.
The court setting also turns all utterances used during trial to testimonies that can be used in further allegations. Thus every utterance in trial has a stronger performative force than it would have in daily circumstances. People are not just signaling intentions to each other, they are doing things with each other and with themselves. The court is a setting for settlement of disagreement, one can not avoid the disagreement, this is the very nature of the activity. Thus mitigation can not be defined simply as a strategy for avoidance of disagreement […] but rather as a way of coping with disagreement (and other forms of stress such as guilt, penalty, accusation), facing it, anticipating it and/or accepting it [...]. (Martinovsky 2006: 2016-2107)
La scena processuale, che occupa le pagine 35-38 dell’album, rappresenta l’interrogatorio di due testimoni durante un processo che vede accusato un certo Savoni di aver sparato in un bar a un certo Fafano. Le dichiarazioni dei testimoni e gli interventi del giudice, del pubblico ministero e dell’avvocato difensore sono accompagnati da commenti del pubblico, tra il quale si trova Jack Palmer.
La comicità di tutta questa scena si fonda proprio sull’impossibilità da parte del meccanismo processuale di funzionare (e sullo scoraggiamento del giudice) a causa delle ritrattazioni parziali o totali dei testimoni e di testimonianze che si presumono essere false a causa della scarsa attendibilità dei testimoni. Peraltro, l’impossibilità di concludere il processo sembra essere ormai una consuetudine. Vediamo alcuni esempi di strategie utilizzate dal testimone a carico, dopo aver subito minacce e atti vandalici.
a. Non ricordo
Presidente del Tribunale: “Mais enfin, je lis votre déposition: “Savoni est entré dans le bar, a sorti une arme et a tiré quatre balles sur Fafano”!9
Testimone : « Je ne m’en souviens plus, Monsieur le Président »
Presidente del Tribunale: « Vous ne vous en souvenez plus !! » (si passa una mano sulla fronte)
La comicità scaturisce qui dal contrasto tra una deposizione estremamente dettagliata di un evento traumatico come l’aver assistito a una sparatoria tra persone conosciute e l’improvvisa (e totalmente irrealistica) amnesia.
b. verità generale + non assunzione di responsabilità enunciativa
Pubblico ministero: « Avez-vous reçu des menaces, Monsieur Lampano? Une lettre comme celle-ci, par exemple… Eh bien … »
Testimone: « On trouve tellement de choses dans les boites aux lettres… »
Questa risposta, enunciata come una verità generale in terza persona e quindi non attribuibile al locutore, conduce a un’inferenza: la quantità di posta ricevuta non permette di ricordare ogni singola lettera; pertanto, il sottotesto è sempre “non ricordo” anche se l’enunciato è molto più implicito dal punto di vista pragmatico.
Una strategia simile è utilizzata nell’esempio seguente:
Pubblico Ministero : « Et votre hangar a brûlé la semaine dernière, n’est-ce pas ? »
Testimone : « Ces vieilles bâtisses en bois, ça s’enflamme facilement »
c. interpretazione semantica dell’enunciato vs comunicativa
Pubblico Ministero: « Monsieur Lampano, j’ai appris que votre voiture avait brûlé récemment… vous vous en souvenez ? »
Testimone : « Oui, je crois bien… c’était une Mégane »
L’interpretazione della domanda non tiene conto della salienza o della pertinenza della domanda stessa nel contesto : invece di rispondere sull’evento criminale di cui è stato oggetto, Lampano risponde sull’auto, spostando il focus della domanda e disinnescandone il potenziale pericoloso, giocando così deliberatamente sulla problematica evocata da Visconti (2010: 8 e segg.).
Dopo aver constatato che gli altri sette testimoni a carico sono assenti per malattia (e hanno presentato regolare certificato medico), il tribunale procede all’interrogatorio di un testimone della difesa che per la quarta volta in diciotto mesi scagiona un imputato che al momento dell’atto criminoso giocava a carte con lui. Purtroppo, un allarme bomba nel tribunale interrompe il dibattimento.
3.2. Le procès Colonna di Tignous10 & Paganelli (2008)
Questo secondo album è profondamente diverso dagli altri due, in quanto non si tratta di fiction, ma di una sorta di diario a fumetti del processo di Yvan Colonna davanti a una corte d’assise speciale composta di soli magistrati per giudicare atti terroristici. Colonna, imputato dell’omicidio del prefetto della Corsica Claude Erignac (assassinato a Ajaccio il 6 febbraio 1998), viene processato tra il 12 novembre e il 13 dicembre 2007, data alla quale sarà condannato all’ergastolo.
Come scrivono gli autori nella presentazione dell’album, « Nous ne présentons pas ici les “minutes” ou l’”intégrale” du procès, mais ce qui nous a touché. En un mot, nos impressions de ces trente-quatre journée d’audience » (3). Peraltro, non viene spiegato quale sia la fonte delle « trascrizioni » dei dialoghi riportati ; tuttavia, dalla presenza di puntini sospensione tra parentesi, si può desumere che siano estratti dei verbali o estratti di trascrizioni realizzate in loco da Paganelli (lo sceneggiatore).
L’album, che ha carattere deliberatamente divulgativo in quanto contiene alcune glosse esplicative, è costituito dalla combinazione di disegni, fumetti e testo, il quale contiene sia segmenti narrativo-esplicativi, sia la riproduzione del dibattimento.
Come sottolinea il blog di Jean-Baptiste Thierry:
Le Procès Colonna a largement sa place en illustration d’un cours d’introduction au droit ou de procédure pénale, voire de droit de la peine, puisqu’il y est question de période de sûreté, de droit d’appel, de preuve, etc.
[...] L’ouvrage est, en outre, une splendide illustration de la difficulté de juger, du doute qui s’insinue, est combattu, prouvé, rejeté par les magistrats chargés de statuer, mais également chez les deux journalistes, clairement convaincus par la thèse de la défense, et, bien évidemment, chez le lecteur. Plusieurs moments sont importants dans ce livre qu’il faut absolument recommander. (Thierry online).
Al di là quindi dell’interesse documentario, la ragion d’essere dell’opera risiede proprio nella difficoltà della corte davanti alla sentenza, nei dubbi che si insinuano tra i giurati grazie all’ambiguità di molti degli enunciati pronunciati in aula dai testimoni. Poiché l’accusa e la condanna si reggono quasi interamente sulle dichiarazioni degli altri membri del commando, già condannati, che hanno prima accusato e poi discolpato Colonna, ci concentreremo su questa parte del volume, ovvero le pagine 76-82, le cui tavole riproducono gli interrogatori di Didier Maranelli, Alain Ferrandi, Pierre Alessandri e Joseph Versini.
È naturalmente importante sottolineare ancora una volta che il testo dei fumetti, inserito nel cotesto verbo-iconico, costituisce una rappresentazione del reale, in questo caso dello svolgimento del processo. Inoltre, nella fattispecie, esiste in ogni tavola una doppia rappresentazione linguistica: gli estratti del testo del dibattimento e il testo che viene integrato nella parte iconica, il quale non riproduce sempre fedelmente il primo (si tratta in genere di enunciati estrapolati e spesso sintetizzati).
Analizzeremo quindi le caratteristiche di questa doppia rappresentazione, cercando di mettere in luce le differenze tra i due testi (nel rapporto con le immagini) e in particolare le forme di modalizzazione che presentano gli enunciati. Ecco una tabella riassuntiva di alcuni esempi (che riguardano solo i primi due interrogatori: quello di Maranelli e quello di Ferrandi):
Scena/pagina
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Enunciatore
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Testo dibattimento
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Testo integrato parte iconica
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Scena : interrogatorio Maranelli
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1
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76
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Maranelli
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Il explique d’emblée pourquoi il a porté « des accusations injustes contre M. Colonna, c’était pour protéger mes proches. »
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« J’ai conscience d’avoir accusé un innocent. »
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2
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76
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Maranelli
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« Pour faire avaler un mensonge, rien de mieux que de glisser une vérité au milieu »
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« Y a des vérités dans ce dossier ! »
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3
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76-77
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Maître Lemaire (avvocato famiglia Erignac)
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« Dix-neuf mois pour sortir un innocent du dossier… c’est long. »
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« Il vous a fallu 19 mois pour sortir le nom d’Yvan Colonna du dossier !!!!! »
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Scena : interrogatorio Ferrandi
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4
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p. 78
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Maître Lemaire
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« Comment expliquez-vous qu’il vous a fallu quatre ans et deux mois pour disculper Yvan Colonna ? »
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« Il va vous falloir 4 ans et 2 mois pour dire qu’Yvan Colonna n’était pas là !!! »
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5
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p. 78
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Alain Ferrandi
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Alain Ferrandi, sans un regard pour Colonna, les yeux fixés sur le président, répond d’une phrase à double sens, pleine d’ambigüité, qui veut dire une chose et s’entend comme son contraire. « Je me suis déjà expliqué. Je sais que tu es un homme d’honneur. Si tu avais participé, tu aurais revendiqué. »
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Il regarde le président mais s’adresse à Yvan : « Je sais que tu es un homme d’honneur. Si tu avais participé à l’assassinat du préfet, tu l’aurais dit… »
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Nella trasposizione verbo-iconica si riscontra, evidentemente, la ricerca generale di una maggiore sintesi – anche se con qualche eccezione (es. 3) – e una mimesi più spiccata dell’oralità (« y a », es. 2)11. Alcune strategie di riduzione possono essere assimilate a quelle usate per i sottotitoli (cfr. a questo proposito Gottlieb 1997). La punteggiatura contribuisce a trasmettere l’emotività e l’affettività nonché le esitazioni (abbondanza di puntini di sospensione, di punti esclamativi, ecc.). Tuttavia, il testo integrato nella parte iconica presenta una maggior quantità di elementi referenziali (ripetizione del nome di Colonna, es. 3) che vengono a supplire alla mancanza di cotesto.
Vorremmo, per concludere questa rapida carrellata, soffermarci sull’interrogatorio di Ferrandi che sembra essere la scena più interessante. L’elemento centrale di questo interrogatorio è il tentativo di far dichiarare in modo esplicito al testimone che Colonna non fosse presente all’attentato. Su questo punto riscontriamo una duplice ambiguità. Da un lato, la domanda dell’avvocato Lemaire differisce nelle due versioni, in quanto la “trascrizione” implica che Ferrandi abbia ammesso che Colonna non era presente (« Comment expliquez-vous qu’il vous a fallu quatre ans et deux mois pour disculper Yvan Colonna ? », uso del passato), mentre la versione verbo-iconica (« Il va vous falloir 4 ans et 2 mois pour dire qu’Yvan Colonna n’était pas là !!! ») utilizza un futuro perifrastico che fa riferimento a un fatto non ancora avvenuto. Peraltro, la dichiarazione di Ferranti - che troviamo solo nella parte verbo-iconica – è su questo punto effettivamente ambigua: “Yvan Colonna … n’est pas … celui qui faisait partie du groupe!!”. Assistiamo quindi a una divergenza di interpretazione tra la “trascrizione” e il testo verbo-iconico, che dimostra concretamente come nella fattispecie sia difficilissimo giungere a un giudizio univoco.
L’ambiguità si produce anche su un altro livello, quello dell’ormai celeberrima frase che Ferranti rivolge a Colonna: « Je sais que tu es un homme d’honneur. Si tu avais participé à l’assassinat du préfet, tu l’aurais dit… » (es. 5), sul cui doppio senso commenta una frase introduttiva degli autori: « Alain Ferrandi, sans un regard pour Colonna, les yeux fixés sur le président, répond d’une phrase à double sens, pleine d’ambigüité, qui veut dire une chose et s’entend comme son contraire ».
Un interessante esercizio di equilibrismo processuale, che rimanda alle problematiche sollevate da Martinovsky (2006) sull’uso della mitigazione come strategia diversa dalla “politeness”, ma essenziale per la protezione della “faccia” in senso goffmaniano. Se consideriamo poi quanto sia importante il concetto di “onore” nella cultura corsa, è facile capire come esista uno stretto legame tra strategie linguistiche, impliciti culturali e agire sociale.
3.3. L’Inscription di Chantal Monteiller (2011)
Il terzo album, molto meno tradizionale dei due precedenti, fa uso della giustapposizione di elementi grafici diversi e utilizza, accanto ai testi contenuti nelle nuvolette, testi narrativi piuttosto lunghi, che possono essere citazioni12, poesie, ecc. La vicenda narra un periodo nella vita del personaggio principale, Caroline Montbrasier, che si sente estranea al mondo che la circonda e decide di recarsi in un ufficio speciale, quello dell’”iscrizione nel mondo reale”, dove trova un autoritario impiegato che le spiega il funzionamento dell’ufficio e del potere più in generale13. Dopo molti tentativi di “reinserimento”, il più traumatico dei quali è l’ingresso in una società di servizi sessuali telefonici dal nome eloquente di Mediasex, Caroline uccide l’iscrittore nel mondo reale e viene processata. La scena del processo, il cui testo è molto breve, può essere interamente trascritta:
Juge: Faites entrer l’accusée
Je vous demande d’approcher et de décliner vos nom, prénom, âge, profession, qualités, défauts, habitudes, croyances, idées…
Alice : [… Lui casser la caboche ? Ou bien lui planter ma hache dans la calebasse ?]14
Caroline : Caroline, Judith, Montbrasier, poétesse célibataire, deux chats…
1er membre du jury : [Tsss ! Poétesse !]
2ème membre du jury : [Pff ! Poétesse !]
3ème membre du jury : [Hihi ! Poétesse!]
4ème membre du jury : [Poétesse !!!]
… Quelques exclamations et ricanement plus tard…
Juge : Vous êtes une vraie calamité, Caroline Montbrasier ! Vous semez le désordre et la mort partout où vous passez ! C’est génétique.
Caroline : J’étais en état de légitime défense !
Juge : TSS !
Alice : [Absolument !]
Alice : [Je suis témoin.]
Juge : Oui ! GE-NE-TI-QUE ! Nos scientifiques l’ont tous confirmé et vos écrits, eux-mêmes, en font preuve ! Vos prétendus poèmes sont de vrais appels à la subversion ! Votre façon de vivre est un scandale permanent !
Juge : Pour la tranquillité et la paix du troupeau, nous devons vous retirer de la circulation, vous et vos délires pseudo-poétiques ! Vos idées fantasques, vos mœurs sulfureuses, vos propos incontrôlables, incohérents !
Juge : Vous êtes nocive, TOXIQUE ! Et votre littérature l’est aussi ! ALORS STOP !!!
Voix : Oui, stop ! Espèce de folle ! Coupez-lui le texte! Et la tête ! Alouette ! Hihihi !
Soudain, la foule qui assiste au procès se met à hurler, grogner, vociférer, braire, mugir, ricaner, roter, péter… Caroline commence à prendre vraiment peur…
Mains nouées derrière le dos, la voilà maintenant qui marche vers une estrade où l’attend son exécuteur, portrait craché de « Monsieur tout le monde ». Elle monte les quelques marches, s’agenouille, pose la tête sur le billot… le bourreau lève sa hache. Il va l’abattre sur le cou de la malheureuse lorsque soudain une sonnerie stridente retentit ! L’homme suspend son geste. (155-158)15
In questa scena, in cui Caroline è rappresentata con il cranio rasato e accompagnata dalla fedele Alice (quella del paese delle Meraviglie) che commenta continuamente gli eventi, si vedono di lei la testa e gli occhi smarriti (primo piano di dettaglio a pagina 157), mentre lo spazio del tribunale viene rappresentato come scuro, ristretto, ma con una prospettiva dall’alto in basso che sembra farlo emergere direttamente dagli inferi. I magistrati, che recano tutti i simboli della professione giudicante (parrucca, toga, colletto bianco) hanno volti grigi e sopracciglia aggrottate. Il Diritto è qui completamente asservito a un Potere assoluto e livellatore, i cui detentori sono i dirigenti che godono di discrezionalità nell’applicazione della Legge, come aveva spiegato in precedenza l’iscrittore:
Inscripteur : « […] Être inscrite, cela veut dire adapter son comportement et son image à la norme en vigueur ! Cela veut dire apprendre ! Apprendre le haut idéal de l’effort personnel. Apprendre le travail obscur, appliqué, répétitif. Cela veut dire apprendre l’humble engagement de chacun au service de tous. Apprendre la loi unificatrice suscitée et maintenue par les dirigeants, l’esprit de notre esprit, la force de notre force, la volonté de notre volonté ! Vous comprenez Carol-off 16? »
Caroline : « Il me semble, mais… »
Inscripteur : « Taisez-vous, idiote ! »
Caroline : « Vous abusez de votre pouvoir, Monsieur l’inscripteur. »
Inscripteur : « C’est normal ! Le pouvoir est fait pour que l’on en abuse, sinon, c’est pas le pouvoir ! Le pouvoir ordonne, domine, soumet, bâillonne, ostracise. Le pouvoir tue ! Le pouvoir c’est la liberté de tuer légalement au nom d’intérêts supérieurs, les nôtres ! » (98-99)
La magistratura è dunque completamente asservita al potere, il quale la utilizza per eliminare i corpi estranei che rifiutano di sottomettersi al processo di normalizzazione, anche attraverso l’”omicidio legale” che è la pena di morte, a cui Caroline sarà condannata.
Durante il dibattimento (da cui è ovviamente esclusa qualsiasi forma di difesa dell’imputato, se non quella che riesce a fare lui stesso), Caroline è ridotta quasi completamente al silenzio: riesce infatti solo a declinare le proprie generalità e a invocare la legittima difesa. Caroline, giustamente, si difende per l’omicidio, ma viene in realtà processata per ciò che è e non per ciò che ha fatto: le accuse che le vengono rivolte sono infatti solo accidentalmente di aver commesso un omicidio, ma piuttosto di essere un elemento di disturbo, di disordine e di sovversione dell’ordine costituito. Le prove di questa accusa “essenzialista” sono “scientifiche”: gli scienziati avrebbero dimostrato che Caroline è geneticamente dannosa per la società e che non esiste quindi altra soluzione che eliminarla, dato che un processo riabilitativo è impossibile. Unica soluzione: la condanna a morte che viene eseguita in un’ambientazione medievale, con il boia dotato di ascia e circondato di soldati armati di scudi e alabarde. Caroline sarà salvata dalla suoneria del cellulare che la risveglia dal terribile incubo.
4. Elementi di conclusione
Possiamo quindi concludere che la rappresentazione del dibattimento processuale nel fumetto può rivelarsi un utile strumento per l’analisi delle strategie utilizzate in aula dai locutori, poiché mette in evidenza alcune caratteristiche del linguaggio non strettamente limitate a un contesto processuale, ma che quest’ultimo contribuisce a intensificare. Strategie linguistiche come la mitigazione, infatti, e tutto ciò che ha a che vedere con il concetto di “facework” (Goffman 1973; Brown & Levinson 1978) viene infatti amplificato dal contesto.
La lingua del fumetto, per la sua doppia natura di stilizzazione dell’orale e, in questo caso, stilizzazione del discorso processuale, fissando per iscritto all’interno di un cotesto iconico gli enunciati del dibattimento, può costituire un corpus interessante per l’analista del discorso giuridico. Gli enunciati all’interno del fumetto sono infatti materiale linguistico fissato per iscritto a partire dalla rappresentazione della lingua parlata e dell’interazione d’aula; pertanto, sono spesso contrassegnati da tratti caratterizzanti sia dell’orale, sia del discorso in interazione, sia ancora del discorso processuale come è stato evocato qui sopra.
Naturalmente, un corpus più ampio e l’esame di ulteriori fenomeni, potrebbe permettere di identificare molti altri elementi di interesse per un’analisi pragmatico-linguistica, per esempio il funzionamento del carattere performativo degli enunciati, su cui questo studio non si è soffermato.
Riferimenti bibliografici
Corpus analizzato
PETILLON, René, L’Enquête corse, Paris, Albin Michel, 2000.
TIGNOUS, PAGANELLI, Dominique, Le Procès Colonna, Paris, 12 bis, 2008.
MONTEILLIER, Chantal, L’Inscription, Arles, Actes Sud, 2011.
Bibliografia critica
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BROWN, Penelope, LEVINSON, Stephen C., Politeness: Some Universals in Language Usage, vol. 4 of Studies in Interactional Sociolinguistics, Cambridge, Cambridge University Press, 1978.
CAFFI, Claudia, Mitigation, Oxford, Elsevier, 2007.
GIAUFRET, Anna (con Paolo Frassi), « Le français par la BD : normes et représentations de la langue », in O. BERTRAND, I. SCHAFFNER, Quel français enseigner ? La question de la norme dans l’enseignement/apprentissage, Paris, Editions de l’Ecole Polytechnique, 2009, pp. 361-371.
GIAUFRET, Anna, « ‘Corsican speak’ in some French BD or how to manipulate communication rules: a pragmatic analysis », European Comic Art, n.1, 2011, pp. 29-38.
GIAUFRET, Anna, "De la variation dans les bulles: le français de la bande dessinée québécoise et les dictionnaires en ligne", in A. Farina, V. Zotti (sous la dir. de), Des mots et des mondes. Hommage à Claude Poirier, Paris, Honoré Champion (in corso di stampa a).
GIAUFRET, Anna, « Le français dans la bande dessinée québécoise : quelles représentations du français parlé? », Repères Dorif, (in corso di stampa b).
GOTTLIEB, Henrik, Subtitles, Translation & Idioms. Copenhagen: Centre for Translation Studies, University of Copenhagen, 1997.
GoGOFFMAN, Erving, Interaction Ritual: Essays on Face-to-Face Behavior, New York, Doubleday Anchor, 1967; London, Allen Lane, 1972.
MARTINOVSKI, Bilyana, “Framework for analysis of mitigation in courts”, Journal of Pragmatics, vol. 38, n. 12, 2006, pp. 2065-2086. (http://ict.usc.edu/pubs/Framework%20for%20analysis%20of%20mitigation%20in%20courts.pdf, consultato il 20/01/2013).
RIBOT, Catherine, Droit et bande dessinée. L’univers juridique et politique de la bande dessinée, Grenoble, Presses Universitaires de Grenoble, 1998.
REVERCHON-BILLOT, Morgane, Le Droit dans les bandes dessinées, Poitiers, Presses Universitaires Juridiques de Poitiers, 2011.
THOUZEIL-DIVINA, Mathieu, “Propos introductifs et juridico-bédéistes: entre droit(s) et bande(s) dessinée(s)”, in Reverchon-Billot, cit., pp. 11-14.
VISCONTI, Jacqueline, “Introduzione”, in J. Visconti (a cura di), Lingua e diritto. Livelli di analisi, Milano, LED, 2010, pp. 7-20.
Sitografia
"Sine Lege", Blog de Jean-Baptiste Thierry : http://sinelege.hypotheses.org/ (consultato il 20/01/2013)
Note
↑ 1 Per esempio i fumetti di Guy Delisle (Shenzhen, L’Association, 2000; Pyongyang, L’Association, 2003; Chroniques Birmanes, Delcourt, 2007; Chroniques de Jérusalem, Delcout, 2011).
↑ 2 Tra gli altri l’interessante Quai d’Orsay di Abel Lanzac & Christophe Blain (Dargaud, 2010 e 2011 per i due volumi).
↑ 3 Cfr. Un homme est mort (Futuropolis, 2006) di Kris e Etienne Davodeau, ma anche Putain d’usine (Petit à petit, 2007) di Jean-Pierre Levaray e Efix.
↑ 4 Un esempio per tutti: la serie L’Affaire des affaires, di Robert, Lindingre, Astier (Dargaud, 2009).
↑ 5 Prototipiche in questo campo sono alcune opere di Philippe Squarzoni, come Dol (Les Requins Marteau, 2007).
↑ 6 L’Affaire du voile (Albin Michel, 2006) di René Pétillon, per esempio.
↑ 7 Objectif citoyen, Secrétarait Général pour l’Administration/Glénat a cui hanno partecipato 13 diversi autori.
↑ 8 Si rimanda su questo tema, che esula dal quadro del nostro contributo, a Giaufret-Frassi 2009; Giaufret (in corso di stampa a e b).
↑ 9 Ci è stato purtroppo impossibile inserire le vignette a causa dei costi di riproduzione imposti dalle case editrici.
↑ 10 Tignous è lo pseudonimo di Bernard Verlhac.
↑ 11 È pur vero che anche nella « trascrizione » l’aderenza alle parole pronunciate dai testimoni viene sottolineata da altre strategie, quali costruzioni che combinano discorso indiretto e diretto, con il conseguente slittamento della deissi (« mes proches », es. 1).
↑ 12 L’uso della citazione non si riferisci soltanto agli elementi testuali, ma anche a quelli grafici, come una tavola che l’autrice stessa segnala “d’après Tardi” (p. 30).
↑ 13 In Ribot 1998, uno dei contributi (Biays 1998) affronta il tema del ribelle nel fumetto. Il caso di L’Inscription è tuttavia diverso: il personaggio cerca in ogni modo di entrare a far parte di un mondo di cui, poiché incomprensibile, le sfuggono completamente i meccanismi.
↑ 14 Abbiamo segnalato tra [] i pensieri dei personaggi.
↑ 15 Si noti che le pagine dell’album non sono numerate: questo contribuisce ancor di più a disorientare il lettore.
↑ 16 Gioco di parole che contrappone Carol-off a Carol-in.