Con umore contro il destino: commedia scritta nel carcere
Abstract
Italiano | IngleseBranislav Nušić (1864-1938) fu condannato a due anni di carcere per essere stato l’autore di poesia Pogreb dva raba (1887) [1]. Segnato a fondo da questa esperienza, scrisse durante la prigionia la commedia Protekcija, cui seguiva una sorta di nota autobiografica intitolata Listići [2] . Il periodo di reclusione è al centro della prefazione della commedia, ma pur in presenza di condizioni disagevoli – il regime d’isolamento in realtà non permetteva ai condannati né di scrivere, né di ricevere e leggere libri e giornali – Nušić riuscì tuttavia a trovare il lato divertente della situazione, circostanza che gli consentì di affrontare con coraggio tale vicissitudine e superarla. Naturalmente il suo spirito battagliero risentiva delle difficoltà della vita carceraria, all’origine di una rassegnazione che non traspare dalla poesia. Il messaggio satirico ruota intorno alla raccomandazione quale strumento per ambire alla realizzazione di se stessi in una società letteralmente dominata dalla burocrazia. Come lo stesso Nušić aveva ammesso, per la sua commedia si era ispirato al teatro di Gogol’.
[1] Il Funerale di due servi (it.)
[2] Foglietti (it.).
Il potere e il suo volto, le forme con cui il potere si dispiega nei confronti degli individui, le dinamiche che lo caratterizzano e il dilemma etico connesso all’uso che se ne fa, sono i temi ricorrenti della produzione letteraria di Branislav Nušić sin già dagli esordi. All’interrogativo: «perché tutto ciò avviene così?», si può giungere a una risposta seguendo i passaggi decisivi della parabola esistenziale di questo autore che fu tra i più importanti prosatori e commediografi serbi. Branislav Nušić nacque nel 1864 al secolo Alchiviadi al Nusa in una famiglia di etnia mista, di commercianti. Suo padre fu Cincar (appartenente a un ramo degli Aromuni) e la madre fu Serba. Nel 1870 la sua famiglia dovette trasferirsi in provincia, a città di Smederevo, dove visse fino al 1877. Prese parte alla guerra serbo-bulgaro1 con il grado di caporale, e fu quasi ucciso. Mentre insieme ai suoi compagni sacrificava la giovinezza in un conflitto di interesse locale e divampato per questioni velleitarie, nella corte e negli ambienti a essa legati andava formandosi una società di “uomini nuovi” che miravano soltanto all’utile e all’interesse, ambiziosi di compiere la grande scalata sociale, privi di scrupoli ma soprattutto senza alcun sentimento di pietà nei confronti dei soldati che morivano. Per Nušić la casta arrogantedella nuova borghesia serba, che ruotava intorno al re Milan Obrenović, non era degna di chi cadeva in combattimento. Fu questo il motivo della dura reazione dell’autore in occasione della morte dell’anziana madre del ministro della Guerra, che ebbe solenni funerali di Stato, mentre invece uno dei più rappresentativi eroi del conflitto, il maggiore Mihail Katanić, che a soli quarantasette anni con il suo sacrificio aveva contribuito ad evitare la disfatta della Serbia. In questo caso nemmeno la banda militare era intervenuta per rendere onore al giovane ufficiale. Lo scrittore Stevan Sremac ha menzionato il Katanić nei suoi scritti come simbolo di eroismo. Lo sconcertante episodio spronò Nušić a scrivere la poesia pubblicata nel 1887 nel quotidiano belgradese Novi beogradski dnevnik,2 manifestazione di forte disprezzo per l’ambiente della corte e i (dis)valori che essa trasmetteva. Come infatti osserva Dušan Ivanić:
Pogreb dva raba […] contiene il nucleo della satira diNušić: la volontà di derisione, la deformazione della morale corrente, la percezione di ciò che è inadeguato e il capovolgimneto dei valori (ciò che è infimo e brutto viene innalzato come prezioso).3 (IVANIC 2014: 694).
Tale presa di posizione è alla base dei versi:
Voi bambini serbi che leggere sapete
Da questa faccenda una lezione avrete
Le condizioni in Serbia sono tali
Che le vecchiette sono glorificate, gli eroi disprezzati
E perciò non sforzatevi invano
Voi bambini serbi, diventate subito vecchiette (NUSIC 1932ᵃ, 7-8.4
Dopo aver terminato gli studi di giurisprudenza nel 1888 a causa della poesia Pogreb dva raba Nušić si trovò in prigione: ufficialmente con l’accusa di aver «insultato di Sua Maestà». Anche se il giudice gli aveva inflitto una condanna relativamente mite (sei mesi), la prigionia venne portata a due anni per espressa richiesta del re. Una punizione smisurata che testimoniava quanto fosse temuta e ritenuta pericolosa questa forma di satira politica, così inesorabile nell’aver colpito il sovrano e la corte.5 John Morreal osserva che «umoristi e artisti sono stati tradizionalmente persone non grate in regime politico rigidamente controllato. [...] E lo spirito dell’umorismo è incompatibile con l’adorazione e la paura degli eroi. [...] L’umorismo politico è importante, ovviamente, non solo per resistere o far fronte a una dittatura, ma anche per il funzionamento quotidiano di una democrazia» (MORREALL 1988: 362).6
Ma per benevolenza del destino, dopo esatamente tre mesi e dieci giorni Nušić fu liberato e subito ricevuto in udienza da re Milan Obrenović, che, come annota lo stesso autore, gli rivolse queste parole:
Deve sapere che non è stato condannatocosì duramente perché a richiederlo fosse la gravità del reato, ma perché era necessario, sin dall’inizio della sua carriera, colpirlo nel vivo. Lei ha appena concluso le scuole, ha compiuto solo il primo passo della sua vita, e non ha attaccato né un fante né un ministro, bensì il re direttamente?! Niente di meno? Allora chi mai colpirà dopo, se ha iniziato con il re in persona??! (NUSIC 1987: 264)7
Durante la prigionia la scrittura rappresentava per Nušić l’ancora di salvezza che l’aiutò ad affrontare la cupa quotidianità del luogo e a superare l’inevitabile senso di disperazione. Quell’esperienza, nel suo insieme, aveva fatto sì che Nušić attenuasse, almeno per un breve periodo, la mordacità della sua satira, particolare che si riflette proprio nella commedia concepita in carcere, Protekcija,8 e anche in una successiva commedia, Narodni poslanik,9 entrambe testimonianze del notevole coraggio e dello spirito critico di cui aveva dato prova quando non aveva ancora compiuto vent’anni. Tornato in libertà accettò un impiego nella diplomazia, che gli valse però l’accusa di essere un uomo del regime.
Tra le figure più emblematiche della letteratura e della cultura serba, Nušić si mise in risalto per la sua ingente produzione che coprì, si può dire, tutti i generi letterari: poesia, teatro, racconti, romanzi, diari di viaggio, memorie, fiabe. Fu inoltre uno studioso del folklore, giornalista, saggista e oratore. La sua opera è tra le più complesse della letteratura serba, ma il suo contributo più importante è dato dalle commedie. Secondo Jovan Deretić le sue composizioni si articolano in tre periodi: il primo si colloca negli anni ottanta dell’Ottocento; il secondo si stende dal 1889, all’indomani della reclusione, fino al 1929; il terzo periodo si colloca nell’ultimo decennio di vita, quando scrisse testi straordinari. In una lettera del 1 marzo 1924 indirizzata alla figlia Margita Predić Nušić, l’autore sintetizzava così la propria attività nel campo delle lettere, marcandone il valore e il significato con queste parole:
Le mie opere nell’insieme danno come risultato questa impressione:
a) Vengo dopo Sterija e Trifkovic, sono il terzo comico nella nostra letteratura;
b) Sono da quarant’anni fa e ancora oggi unico comediografo nella letteratura serba;
c) Sono il primo nella nostra letteratura drammatica, ho provato di scrivereun dramma sociale non importa quanto sia buono...;
d) Nel genere di dramma storico, sia vero che ho fatto anche il primo passo in anticipo...;
e) in commedia ho dipinto un’intera epoca del nostro sviluppo sociale (Il Deputato del popolo, La persona sospettosa, La Protezione); un conflitto di patriarcalità con una nuova vita (il Mondo) e infine un nuovo periodo attraverso la quale ci sono le tracce dei fenomeni sopravvissuti (La signora ministra) (NUSIC 1887: 6).10
Nelle prime tre commedie, Narodni poslanik (1883), Sumnjivo lice (1888) e Protekcija (1889), Nušić ha confessato di essersi ispiratoa Nikolaj Gogol’, in particolare a Il revisore, tra le letture preferite della gioventù serba. Quanto ai singoli testi, Sumnjivo lice affronta temi presenti nell’opera dell’autore russo, a partire dalla spietata critica alla burocrazia: in proposito, Nušić evidenziava nella prefazione quanto fosse vivo e forte il modello di Gogol’ nella letteratura serba degli anni ottanta dell’Ottocento: «Essa [la letteratura] nei tipi di Gogol’ ha riconosciuto la nostra burocrazia, che si è trascinata dai primi giorni della fondazione dello Stato e che, a dire il vero, già allora si stava spegnendo, pur lasciando, tuttavia, tracce evidenti nella nostra vita pubblica»11 (NUSIC 1987: 193).
La commedia Protekcija, il cui soggetto fu ideato durante la reclusione, fu la prima delle tre a essere rappresentata, nel 1899. Per il soggetto Nušić trasse ispirazione dalla sua vicenda personale, e affidandosi al suo speciale ingegno non si fece scrupolo di ingannare anche il direttore del carcere, facendogli credere di essere il cugino del Ministro, pur di assicurarsi un trattamento di favore oltre alla possibilità di scrivere in tutta libertà. Intanto la prigionia aveva fatto sì che Nušić stemperasse ogni attacco troppo pungente e allusioni dirette: ogni volta che doveva mettere in ridicolo l’apparato burocratico, si faceva più cauto. Nondimeno la vena satirica rimase immutata, soprattutto quando indugiava a descrivere la pratica della raccomandazione, unica strada per poter farsi avanti, dunque mezzo irrinunciabile per ambire al successo e alla piena realizzazione di sé in una società letteralmente assoggettata alla burocrazia. Nušić riteneva che «nella burocrazia di tutta l’umanità, di tutte le nazioni e razze, ci sono elementi universali ed eterni»12 (NUSIC 1987: 199). A Milorad Šapčanin, direttore del Teatro Nazionale di Belgrado, dove la commedia esordì, non erano certo piaciute le frecciate politico-morali che nel testo abbondavano, anche se il Ministro, protagonista dell’azione, compariva nelle vesti di persona comprensiva verso quanti imploravano il suo aiuto. Si rivelava persino ben disposto e generoso nei confronti del corteggiatore di sua figlia, politicamente nell’opposizione, che in precedenza l’aveva attaccato a mezzo stampa e senza alcun ritegno.
La commedia ha una trama da vaudeville tutta giocata sugli equivoci e con frequenti situazioni umoristiche, ma al di là del divertimento lo scrittore puntava il dito contro un problema di non poco conto: a rendere possibile la grande scalata, per la maggior parte delle persone, non erano né il sapere né le competenze, piuttosto i favoritismi, come anche la rete di protezioni personali e il perverso meccanismo delle raccomandazioni, indipendentemente dal titolo di studio. La comicità che ne deriva non si deve soltanto a una trama che unisce intrighi a situazioni ambigue. Il protagonista, presidente di un tribunale di provincia, dopo quarant’anni di onorata carriera e «senza macchia» poco prima del pensionamento si reca di persona dal Ministro per chiedere un trasferimento nella capitale. Infatti, dopo quattordici anni di suppliche, richieste e inutili attese si è ridotto, suo malgrado, a confidare esclusivamente nella raccomandazione, al punto che si è procurato più lettere di referenze, anche se da personalità ininfluenti. I pur numerosi sforzi compiuti in un lungo arco di tempo per ottenere il sospirato incarico nella più prestigiosa sede di Belgrado sono rimasti senza risposta, nonostante egli si sia sempre distinto come irreprensibile funzionario statale. In questo senso Nušić insiste sulla pratica sociale della raccomandazione, che priva l’uomo della dignità e contribuisce al suo degrado. Per Milenko Misailović:
Con il titolo non si esaurisce il significato della commedia[…] la cui essenza consiste nel rapporto tra il potere e tutti coloro che necessitano di una protezione […]; ne deriva che la protezione è spesso una forma di interesse e viene utilizzata dalle stesse autorità che la mettono in atto, la rendono possibile, la traducono nella realtà13 (MISAILOVIC 1983: 114).
Secondo una simile prospettiva viene messa in luce tutta l’assurdità di un potere che, nel proteggere gli individui in modo arbitrario e discrezionale, assicura in realtà, in via legale o illegale, esattamente quegli stessi diritti di cui li aveva privati. La raccomandazione viene allora concepita come una particolare forma di alienazione, una deviazione del potere dalla realtà, che si traduce anche nella deviazione della realtà dal potere, perché il potere continua a sussistere seppur in un mondo parallelo. Così concepito il potere è frutto di una metamorfosi negativa che ne fa il pilastro di una “logica dell’assurdo”, per la quale il comico e il tragico sono solo «due facce di una medesima situazione».
La commedia “politica” Protekcija, in cinque atti è caratterizzata anch’essa da intrighi e inattesi quanto repentini colpi di scena, animata da personaggi alle prese con situazioni comico-farsesche ma dall’esito melodrammatico. Anche in questo caso la satira è solo una delle componenti dell’intreccio, così come l’atmosfera leggera e piena di disincanto. Se ancora una volta la protezione e la raccomandazione sono assimilate a un fenomeno politico e sociale diffuso in ogni epoca, in più sono l’escamotage che nell’acconsentire a ogni conciliabolo d’amore è all’origine di situazioni talvolta grottesche. E anche se l’autore non è riuscito a trovare, sotto un profilo formale, il giusto equilibrio che lega aspetti particolaristici ad altri di portata più generale, ha però intessuto la fabula focalizzandosi su valori universali di cui sono portavoce i suoi personaggi che, oltre per il tratto peculiare, si caratterizzano per virtù squisitamente umane. Senza grandi difficoltà Nušić ha saputo trasporre sul palcoscenico le vicende della vita reale ispirandosi alle tematiche che hanno segnato la sua epoca, ed è questa sua abilità a renderlo un autore contemporaneo, proprio perché ha svelato ogni verità circa la complessità della natura umana, e nel farlo ha ricostruito con innegabile vivacità la mentalità del suo popolo e della sua società, che sono anche il nostro popolo e la nostra società. Si può dire che il fulcro della speculazione di Nušić coincida con la teoria di Henri Bergson, secondo cui «Il n’y a pas de comique en dehors de ce qui est proprement humain» (BERGSON 1926: 3).
Secondo Alenka Zupančič il problema della teoria di Bergson sia la mancanza di precisione: è troppo ampia (ZUPANČIČ 2004: 147). Zupačič pensa che nei personaggi comici, siano proprio i difetti, gli eccessi, la stranezza, le cosiddette debolezze umane, che vanno oltre la semplice umanità (Ibid: 67). Lei aggiunge che, sebbene sia vero, che la commedia evoca una sorta di atteggiamento volontario nei confronti di questi punti deboli, ma con l’importante significato dell’aggiunta che non sono solo le persone a seguire questi punti deboli. Il vero assioma materialista sia: «l’uomo non è (solo) uomo» (Ibid: 68). Zupančič definisce lo stato di base dell’oggetto comico che «rappresenta, una forma di realizzazione del punto di discontinuità continua» (Ibid: 82).
Lo storico della letteratura Jovan Skerlić ha invece espresso un giudizio severo nei confronti di questa commedia, rimproverando l’assenza di capacità del commediografo per una satira profonda in senso morale esociale (SKERLIC 1907: 280), e anche che i testi scritti nella carcere non sono una satira vera, giudicando la commedia Protekcija come una satira di «umorismo superficiale quale è difficilmente accettabile come letteratura»14 (cf. VOLK 1995: 132). Alenka Zupančič sottolinea che la psicologia della commedia non è mai stata profonda, anzi il contrario, poiché ha sempre giocato sulla radicale depsicologizzazione della psicologia (ZUPANČIČ 2004: 87). Dal canto suo Vaso Milinčević, pensa che nelle opere di Nušić, «gli elementi satirici e umoristici siano più spesso intrecciati, confluiscano l’uno nell’altro e derivano l’uno dall’altro» 15 (MILINCEVIC 1962: 76). Mentre, secondo Petar Volk Protekcija ha confermato che Nušić è «emerso dalla tradizione della commedia serba come esperienza collettiva e universale» 16 creando un’opera che si definisce con attributi particolari (VOLK 1995: 132). Del resto non è un caso se l’autore ha individuato nella protezione che nasce dalla raccomandazione non solo una forma di alienazione ma anche una degenerazione del potere che annichilisce l’uomo.
Nello specifico Nušić era mosso da interesse per il potere, che osservava nella sua essenza di pratica e fenomeno, argomento centrale anche della sua ultima commedia, intitolata semplicemente Vlast/Il potere (1938). Era sua intenzione ricostruire l’ebbrezza del potere (ma soprattutto i pericoli scaturiti da questa ebbrezza), sia permettere in luce come il potere veniva vissuto dall’uomo comune nell’ambiente serbo, sia per dimostrare checolui che lo deteneva – in questo caso il Ministro – non poteva astenersi da prevaricazioni e iniquità. L’autore ha cercato così di smascherare le dinamiche che sottintendono il potere denunciandone l’essenza stessa e le forme con cui si estrinseca, basate sulla protezione e sull’abuso, e che implicano da un lato la posizione dominante di un singolo, dall’altro la subordinazione di una massa, e inevitabilmente il settarismo e la messa in atto di pratiche vessatorie. Anche in occasione di questa commedia Nušić ha ambientato la vicenda durante il regno degli Obrenović, dinastia che aveva abbandonato la scena storica nel 1903: in questo modo sottolineava fino a che punto si spingessero i privilegi dei ministri e della loro cerchia più stretta, con funzionari e collaboratori tutti ugualmente mossi da un’unica preoccupazione, ossia la difesa di interessi di parte, e senza alcuna sollecitudine per il benessere del popolo e il progresso della nazione.
Nel carcere Nušić scrisse Listići iz požarevačkog zatvora17 (1889), note autobiografiche scandite in 14 “ricordi”, ciascuna contrassegnata da un motto iniziale: si tratta di citazioni da diversi autori serbi e stranieri, ma anche dalla Bibbia, unica lettura consentita in carcere. Tali annotazioni si riferiscono a un ampio ventaglio di argomenti ma la comicità occupa un posto di rilievo, se si pensa che nelle pagine introduttive Nušić scriveva che la sua epoca rappresentava un momento storico particolare in cui gli uomini avrebbero dovuto ridere: «Ridiamo, questo è l’unico piacere! […] Mi chiedi: di chi? Be’, prima di noi stessi, quindi di colui che ci sta accanto, dopo di quello che è in alto, poi di colui che ci precede e infine di chi ci segue»18 (NUSIC 1932ᵇ: 10). Božidar Kovačević riteneva che Nušić fosse arrivato alla notorietà letteraria solo in seguito alla pubblicazione di Listići, difatti – così osservava – quest’opera aveva contribuito a creare una nuova tipologia di scrittura «nella nostra letteratura, fino al quel momento romantica e sentimentale»19 (KOVACEVIC 1932: 293). Il registro dominante ci autorizza a vedere in Nušić il capostipite della moderna satira serba, successivamente ripresa e sviluppata da Radoje Domanović. Secondo Josip Lešić il tema centrale di Listići non è, come cisi potrebbe attendere, la vita in carcere, bensì l’immagine della società che Nušić ha saputo cogliere con estremo realismo, complice una descrizione dalle profonde venature di sarcasmo ai limiti della dissacrazione, motivo, questo, all’origine del suo arresto. Prevalgono di certo toni di confessione, ma anche «la rassegnazione, lo sconforto», sentimenti dettati dalle circostanze nelle quali Nušić si è venuto a trovare, in linea con «il sarcasmo e la malinconia, così come le chiacchiere di un causer e le reminiscenze liriche»20 (LESIC 1989: 49.) L’insofferenza dello scrittore nasce anche dalla necessità di «rivolgere i suoi strali verso tutti gli aspetti della vita, dai più intimi (l’amore infedele) fino a quelli universali, sociali e politici» (Ibid, 50),21 anche se più critici hanno obiettato che con Listići «la lama della sua penna ribelle si era ormai consumata»22 (MILINCEVIC 1962: 77).
Secondo una recente analisi di Slavica M. Dejanović, se i Listići sono «pezzi di un mosaico che compongono il romanzo psicologico su un poeta di talento che ha sofferto a causa della propria sincerità»23 (DEJANOVIC 2016: 202), vale allora la tesi secondo cui l’opera costituirebbe il primo romanzo serbo basato sul flusso di coscienza, dove gli eventi che danno forma alla fabula rappresentano ora l’input di un pensiero, ora un sentimento o uno stato d’animo, se non proprio la riflessione sui più disparati casi umani. A tale input Nušić reagiva da ribelle, esprimendo indignazione, amarezza, a volte vinto dalla rassegnazione, come si percepisce dalla malinconia che è la vera cifra distintiva della sua opera, altre volte attraversato da un fremito di gioia vitale. Slavica Dejanović pone l’accento sul fatto che
non ci sono sufficienti elementi oggettivi per cogliere una stretta relazione tra fatti biografici e poesia. Nei Foglietti soltanto due dati sono circostanziati sotto un profilo temporale: l’anno (1888) e il luogo (la prigione di Požarevac), mentre è assente il nome del personaggio principale24 (DEJANOVIC 2016: 201).
La studiosa nella sua analisi ha però tralasciato un particolare, e cioè che lo scrittore ha riportato il numero delle celle, la 7 e la 11, dove era stato recluso. Nella forma espressiva e nei contenuti il testo pare ricalcare un «feuilleton fantastico, genere che nella letteratura serba è stato fondato proprio da Nušić», mentre altri «si possono ascrivere al racconto o derubricare a chiacchiericcio».25 (DEJANOVIĆ 2016: 209). In ogni caso, scorgere in questa rassegna di ricordi un romanzo basatosul flusso di coscienza è una conclusione troppo azzardata: come il titolo suggerisce, si tratta di semplici annotazioni, non molto estese e di superficie, che danno vita a un testo di appena cento pagine, ma proprio in virtù dei temi affrontati, così vari, non poteva essere scelto un titolo più esplicativo, vale a dire il sostantivo foglietti, che si richiama segnatamente a messaggi brevi, ad appunti, a note estemporanee.
Quando si sofferma sul potere, l’atteggiamento dell’autore è quasi sempre negativo e fortemente critico, con punte di sarcasmo come per esempio nel veloce botta e risposta del bue impiegato statale che alla domanda «occupazione?», replica: «il bue». Si coglie qui una palese allusione ai dipendenti pubblici, che nella mangiatoia dello Stato avevano trovato più che unlavoro il beneficio di un reddito sicuro:
Siate cittadini tranquilli, togliete il cappello davanti a chiunque di grado, tanto più se leggermente più alto del vostro e anche se l’altezza riguarda solo le sue corna; imparate a inchinarvi più profondamente; imparate a piegare un po’ le ginocchia,e se sentite dolori nella schiena, non vi lamentate, ma raccontate a tutti che si tratta del raffreddore. Alle persone importanti non dite mai la pura verità direttamente, e non commettete mai questo errore nei confronti dell’autorità e delle donne. […] Imparate a tacere proprio quando la coscienza vi spinge a parlare26 (NUSIC 1932b: 23-24).
Con tale allocuzione l’autore ha sintetizzato la condizione di assurdità che permea questo universo, condizione che è essa stessa fonte di humour nero.
Simile al Petrarca che forse si attendeva la celebrità dalle opere in latino, e non dal Canzoniere in volgare, così anche Nušić pensava che le generazioni future avrebbero apprezzato i suoi drammi sociali, non le commedie, mentre oggi è ritenuto uno dei più importanti commediografi serbi. Come aveva confessato, i temi ricorrenti della sua produzione erano quelli tipici di una piccola comunità, circoscritta nello spazio e dallo spazio, ma anche limitata nello spirito. Una comunità fatta di individui
che non hanno né la forza né il coraggio di allontanarsi dalla linea continua della vita, non importa se verso l’alto o verso il basso; tra persone che non hanno la forza di essere buone, ma nemmeno il coraggio di essere cattive; tra quelle persone che sono legate e trattenute da piccoli riguardi, schiave di tradizioni obsolete e la cui intera esistenza si nutre di sfiducia27 (NUSIC 1931: 9-10).
Nušić ha descritto il coraggio nei termini di una forza spirituale che agisce in modo che «che qualcuno si alza sopra la folla o scenda sotto la folla»28 (Ivi: 8). Senza dubbio la prigione lo aveva influenzato nel descrivere questa qualità, assimilata a fenomeno complesso che consiste nell’essere
[...] onesto, nobile, generoso, sublime allo stesso modo in cui il coraggio vuol dire essere infame e malvagio. L’uomo deve avere molta forza morale per sollevarsi sopra la linea e allontanarsi dagli altri, dalla folla, e allo stesso modo deve avere molta forza d’animo per scendere sotto la linea, sotto la folla diventando un mascalzone, un ladro, un calunniatore, un brigante, un assassino29 (Ivi).
Dalla descrizione emerge un catalogo dei personaggi incontrati proprio nei giorni del carcere. L’autore ha vissuto questo spazio chiuso e di disagio come un palcoscenico sociale sul quale affrontare da un lato i rappresentanti dell’autorità, ossia gli emissari del potere, dall’altro gli individui socialmente emarginati. Ma in questa complessa operazione ha scoperto che il carcere, come palcoscenico, è soprattutto il luogo in cui si manifestal’assurdità della vita. Aveva infatti conosciuto una gerarchia del potere basata sulla paura: una paura all’interno di quello stesso potere di cui si poneva al servizio, e che occupava il gradino più alto; a questa non corrispondeva la paura legittima provata dai detenuti, i quali a loro volta si trovavano a temere un simile potere “impaurito”. Da questo schematismo sarebbe emersa la doppia alienazione cui si è già fatto cenno: da se stessi – l’alienazione del potere dal potere – e infine l’alienazione «dell’oggetto del potere», cioè di quanti sono al di fuori del potere, eppure costretti a subirne l’autorità.
Nušić riteneva che Protekcija rispecchiasse un preciso periodo dell’evoluzione sociale della Serbia: la stagione in cui la vita politica era dominatadall’assolutismo ma anchedal settarismo dei partiti, con le questioni sociali che avevano preso il sopravvento sul patriottismo e sulla vita culturale in forte sviluppo. Inoltre, con molta lungimiranza, l’autore avvertiva che alcuni fenomeni erano presenti e radicati nell’intero corso storico della società umana:
Ogni fenomeno sociale, ogni movimento, non solo nel nostro paese, ma anche nei popoli più antichi e culturalmente più evoluti, si trascina dietro come un’ombra inevitabile, una distorsione. [...] Ogni idea rilevante ed elevata ha avuto nella storia della sua genesi anche o la parodia o il travestimento30 (NUSIC 1935: 3).
Nušić piace al pubblico. Perché? La risposta a questa domanda venne data dall’autore stesso due anni prima della sua morte:
Scrivo per coloro che sono assetati di un ristoro fresco sul cammino faticoso attraverso il presente impervio; scrivo per coloro che non pensano che il mondo e la vita debbano essere visti solo attraverso le lacrime, scrivo per coloro che non sottovalutano l’importanza del riso nella vita dell’uomo31 (NUSIC 1936: 8).
Nušić ha inoltre dato risalto a un aspetto peculiare della sua produzione teatrale, con i suoi testi esortava il pubblico a:
[...] aspettarsi accettazione di ciò che fare se stesso, sostenendo ciò che sivuole, l’approvazione di quello che potrebbe essere in grado di prendere. Naturalmente, se che quello si vuole, che si fa, quelo si desidera, ciè si che potrebbe sia proibito, e che il quel pubblico è ognuno di noi, ciascuno su una sedia nel teatro accanto, che ci nasconde a se stesso, perché questi sono i difetti non realizzati quotidianamente, peccati umani involontari, ciò che rende veramente umano l’essere uomo (errare humanum est). Nel pensiero, ogni persona è spesso più omeno “immorale”; solo le pratiche moralmente corrette e controllate la rendono “morale”. Nel pensiero, ognuno di noi potrebbe ingannare una donna, prendere i beni di qualcun altro, malmenare bene qualcuno o falsificare un documento. Certo, tutto ciò, in condizioni ordinate e con volontà forte, rimane solo nei pensieri. Eppure, anche così, questa possibilità di peccare in noi crea ansia, per non dire nausea nell’uomo, do cui vuole poi sbarazzarsi. E, vedete, penso che il pubblico si aspetti che io l’aiuti. In che modo? Mostrando pubblicamente tutti i suoi peccati nascosti e non realizzati – sugli altri. Ed in modo comico (non tragico!). Ciò significa che, mostrerò le “malefatte del sua mente in una situazione” in cui coloro che effettivamente fanno questo può essere considerato e considerare che non sono affatto scandaloso. Tale illuminazione del lavoro dal punto di vista di una situazione sociale disordinata libera il disagia il pubblico dai “potenziali trasgressori e peccatori” e lo fa ridere di sollievo. È importante, tuttavia, che leopere “negative” debbano essere quelle regolari che esistono da qualche parte nell’atmosfera intorno a noi, sono sopra di noi nell’aria, sono attuali; alo stesso tempo, che queste opere [...] non devono essere collegate a questo momento, ma potrebbero, potrebbero sempre accadere ovunque; che sono legati all’uomo e alla sua natura, nel passato, nel presente, nel futuro.32 (KULUNDZIC 2009: 78)
Pertanto non possiamo che concordare con Iosif Brodskij quando osserva che la maggior parte di ciò che viene scritto in prigione sono prose.33 Il caso di Nušić ce lo conferma, anche se non ha agito per sofferenza o resistenza come, secondo Brodskij, la quasi totalità degli autori (BRODSKY 1996: par. 8; par. 12) [in serbo: BRODSKI 2010: 146, 147], visto che si caratterizza per uno sguardo compenetrato di forte umorismo, un umorismo che talvolta evolve a satira. In suo l’ulitimo saggio Brodskij sublima le esperienze personali su periodo di reclusione, anche sulla scrittura in prigione. Il spazio limitato e suo ritmo creano il monotono idioma di penale che è chiaramente ostile alla natura del verso, della la poesia.Pero, i poeti se la cavano meglio in solitario degli scrittori di narrativa. Per lui la prigione sia una traduzione della metafisica, etica, senso della storia e quant’altro in termini compatti della deportazione quotidiana di prigioniero. Brodskij conclude «In any case, prison writing shows you that hell is both man-made and manned by man».34
La privazione della libertà non ha incrinato il desiderio di Nušić di scrivere, così come non ha piegato la sua volontà e il bisognodi continuare a sperare. Creare una commedia costituiva una spinta decisiva per studiare i difetti del carattere, spirituale o morale, dei tipi umani che il nuovo ambiente gli consentiva di incontrare. Il tratto essenziale della sua produzione teatrale è dato appunto da questi personaggi estrapolati dalla vita comune, come accade in Protekcija. A partire dalle sue prime opere, comprese quelle della prigionia, Nušić ha affrontato le debolezze umane, ha cercato di superare l’oppressione mentale e spirituale, la condizione di non libertà, ma al contempo si è proposto di trionfare sull’ordinario e la superficialità, di vincere la menzogna, di sfidare l’immoralità e la trasgressione impunita. Come tutti i grandi scrittori non cessava di ricordare che il fine ultimo di un testo letterario è la catarsi, ma per riuscirvi lo scrittodeve rivestire una valenza universale, una dimensione eterna: è la ragione per cui ancora oggi, nella letteratura serba, Nušić si può considerare “il nostro contemporaneo”.
Bibliografiа
BERGSON, H., Essai sur signification du comique, Paris, Librairie Félix Alcan, 1926.
BRODSKI, J.,Vodeni žig…, Beograd, Russika, 2010.
BRODSKI, J.,«The Writer in Prison»,New York Times Book Review, 13 October 1996.
Disponibile online
VOLK, P., Pisci nacionalnog teatra, Beograd, Muzej pozorišne umetnosti
Srbije, 1995.
DEJANOVIĆ, S. M., «Listići B. Nušića – Prvi srpski roman toka svesti? /
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Note
↑ 1 La guerra serbo-bulgaro fu dal 14 al 28 novembre 1885 e la pace fu firmato al 3 marzo 1886.
↑ 2 Nuovo quotidiano di Belgrado (it.).
↑ 3 «Pogreb dva raba[...], sadrži jezgro Nušićevog satiričnog stava: ruganje nastranom odnosu prema vrijednostima, opažanje neprikladnog, preokretanje i zamjena vrijednosti (što je nisko i ružno uzdiže se u visoko i vrijedno)».
↑ 4 «Srpska deco, što čitati znate, / Iz ovoga pouku imate: / U Srbiji prilike su take / Babe slave, preziru junake, / Zato i vi ne muč’te se džabe: / Srpska deco postanite babe».
↑ 5 Dopo la proclamazione della nuova Costituzione al 1888 fu amnistiato.
↑ 6 «That humorists and artists have traditionally been personae non grate under rigidly controlled political regimes.[...] E lo spirito dell’umorismo è incompatibile con l’adorazione e la paura degli eroi. [...]. L’umorismo politico è importante, ovviamente, non solo per resistere o far fronte a una dittatura, ma anche per il funzionamento quotidiano di una democrazia».
↑ 7 «I vi treba da znate da niste tako strogo osuđeni što bi takvu kaznu veličina uvrede zahtevala, već zato što vas je trebalo, odmah na početku vašeg rada, udariti po čelu. Zar vi tek juče izišli iz škole, tek prvi korak u životu učinili, pa ne potegoste na pandura, ni na ministra, već pravo na kralja?! Zar ništa manje? Pa na koga ćete vi docnije udarati kad stes kraljem počeli?!»
↑ 8 La protezione (it.).
↑ 9 Deputato del popolo (it.).
↑ 10 Moja dela u celokupnosti posmatrana daju kao rezultat ovaj utisak: a) ja sam posle Sterije i Trifkovića, treći po redu komediograf u našoj literaturi; b) ja sam od pre četrdeset godina pa sve i danas jedini komediograf u srpskoj literaturi; c) ja sam prvi u našoj dramskoj literaturi učinio, bez obzira na to koliko srećan, pokušaj da pišem društvenu dramu; d) u istorijskoj drami biće da sam takođe učinio korak jedan unapred; e) u komediji sam ocrtao celo jedno doba našega društvenog razvitka (Poslanik, Sumnjivo lice, Protekcija); sukob patrijarhalnosti sa novim životom (Svet) i najzad novi život kroz koji se još provlače tragovi preživelih pojava (Gospođa ministarka)
↑ 11 «Ona je u Gogoljevim tipovima videla onu našu birokratiju koja je zaostala iz prvih dana građenjadržave i koja je, doduše, već tada izumirala, ali još uvek beležila jasne tragove u našem javnom životu».
↑ 12 «U birokratiji celoga čovečanstva, svih naroda i svih rasa, ima elemenata kojisu opšti i večiti.»
↑ 13 «Naslov ne iscrpljuje značenje komedije [...] suština je u odnosu između vlasti i onih kojima je protekcija neophodna [...] proizilazi da je protekcija često oblik interesa i koristi same vlasti koja protekciju izaziva, omogućuje i ostvaruje.»
↑ 14 «... površna humoreska o kojoj je teško govoriti kao literaturi».
↑ 15 «… satirični i humoristični elementi najčešće poistovećuju, prerastaju jedan u drugi i proističu jedan iz drugog».
↑ 16 «... proistekao iz tradicije srpske komedije kao iz opšteg iskustva».
↑ 17 I Foglietti dalla prigione di Požarevac (it.)
↑ 18 «Smejmo se, to je jedino zadovoljstvo! [...] Pitate li: kome? Ta prvo sebi, pa onda onom do sebe, pa onome više sebe, onome što je pred nama i onome što ide za nama».
↑ 19 «... u našoj književnosti, dotle romantičnoj i sentimentalnoj...».
↑ 20 «... sarkazam i melanholija, kao i kozerska ćaskanja i lirske reminiscencije...».
↑ 21 «... da se satirične bodlje zariju u sve vidove života, od onog sasvim intimnog (neverna ljubav) do onog opšteg, društvenog i političkog...».
↑ 22 «... otupela oštrica njegovog prkosnog pera...».
↑ 23 «... delići mozaika koji čine psihološki roman o talentovanom pesniku koji strada zbog svoje iskrenosti».
↑ 24 «...nema dovoljno materijalnih podataka da bi se između biografskih i poetskih činjenica stavio prost znak jednakosti. U Listićima su samo dva podatka data:godina (1888) i mesto (požarevački zatvor), ime glavnog lika uopšte nije».
↑ 25 «...fantazijski feljton, čiji je tvorac u srpskoj književnosti baš Nušić», a neki «delovi se mogu tretirati i kao pripovetke i kozerije».
↑ 26 «Budite miran građanin, skidajte kapu svakom ko je ma i malo viši od vas, pa makar vas i rogovima prestigao u visini; naučite da se dublje poklonite; naučite se da pomalo i kolena savijete, pa kad vas grbača zaboli nemojte se tužiti, već kaž’te svakom da je to od nazeba. Velikim ljudima nemojte istinu u oči govoriti, a najmanje smete tu pogrešku učiniti prema vladaocima i ženama. [...] Naučite se da baš onda ćutite kad vas savest goni da govorite, pa ćete se ubrzo uveriti da je ćutanje – zlato».
↑ 27 «... koji nemaju ni snage ni hrabrosti da se odvoje od ravne linije života, pa bilo naviše ili naniže; među ljudima koji nemaju snage da budu dobri, ali isto tako nemaju hrabrosti ni da budu zli; među onim ljudima koji su vezani i sputani sitnim obzirima, koji robuju zastarelim tradicijama i čije je sve biće sazdano na malodošnosti».
↑ 28 «... da se neko uzvisi iznad gomile ili spusti ispod gomile».
↑ 29 «...biti čestit, plemenit, uzvišen isto tako kao što je hrabrost biti podao i nevaljao. Treba imati mnogo moralne snage u sebi pa se uzneti iznad moralne linije, biti iznad ostalih, iznad gomile; kao što treba vrlo mnogo duševne snage pa sići ispod linije, biti ispod ostalih, ispod gomile: biti hulja, provalnik, klevetnik, razbijnik i ubica».
↑ 30 «Svaka socijalna pojava, svaki pokret, ne samo kod nas već i kod starijih i kulturnijih naroda, povlači za sobom, kao neminovnu senku, izopačenje. Svaka uzvišena ideja imala je u svojoj istoriji razvića ili svoju parodiju ili svoju travestiju».
↑ 31 «Pišem za one koji su žedni svežeg okrepljenja na umornom putovanju kroz bezputnu sadašnjicu, pišem za one koji ne misle da svet i život treba samo kroz suze posmatrati, pišem za one koji ne potcenjuju značaj smeha u životu čovekovom».
↑ 32 [...] «Da očekuje pristajanje na ono čime se sama bavi, podržavanje onoga što sama priželjkuje, odobravanje onoga što bi sama mogla da poduzme. Naravno, ako su to čime se ona bavi, šta priželjkuje, šta bi mogla da poduzme zabranjene stvari, koje ta publika, a to je svaki od nas, svaki sused na stolici u teatru pored nas, krije u sebi, jer su to svakodnevne neostvarene mane, neumitni ljudski gresi, ono što stvarno tako čini čoveka čovečanskim (errare humanum est).U mislima svaki je čovek često više ili manje “nemoralan”; samo moralom korigovani i kontrolisani postupci čine ga “moralnim”. U mislima, svako od nas mogao bi da prevari ženu, sazahvati u tuđe dobro, da nekoga dobro izmlati ili da falisifikuje dokumenat. Naravno, sve to, u uređenim prilikama i pri snažnoj volji, ostaje samo u mislima. Pa ipak, i takva, ova mogućnost sagrešenja u nama stvara nelagodnost, da ne kažem mučninu u čoveku, koje on ipak želi da se otarasi.I, vidite, ja mislim da publika očekuje da joj u tome pomognem. Na koji način?Time što ću sve te njene skrivene i neostvarene grehe javno prikazati – na drugima. I to na komičan (ne na tragičan!) način. To znači, prikazaću ta „nedela iz njenih misli“ u takvoj situaciji u kojoj oni koji u stvarnosti čine ta nedela mogu smatrati i smatraju da ona nisu nemoralana uopšte. Takvo jedno osvetljavanje dela iz perspektive jedne neuredne društvene situacije oslobađa publiku nelagodnosti “potencijalnih grešnika i prestupnika” i izaziva u njoj smeh olakšanja. Važno je, međutim, da “negativna” dela moraju biti redovno ona koja negde postoje u atmosferi oko nas, vise nad nama u vazduhu, aktuelna su; u isti mah, da ta dela ne smeju bitivezana za ovaj trenutak, nego su se, mogla desiti uvek i svuda; da su vezana za čoveka i njegovu narav, u prošlosti, sadašnjosti i budućnosti».
↑ 33 L’ultimo saggio di Brodskij The Writer in Prison è stato pubblicato per più di otto mesi dopo la sua morte a “New York Times Book Review” il 13 Ottobre 1996 e alla fine di questo mese, è stato pubblicato come la prefazione di This Prison Where I Live: The PEN Anthology of Imprisoned Writers, a cura di Siobhan Dowd.
↑ 34 «La scrittura in prigione mostra che l’inferno è creazione delle mani dell’uomo, ma quell’ lo abita».