Publifarum n° 41 - Publifarum

L’ecolinguistica accessibile a tutti

Maria Cristina Caimotto



Abstract

Nel 2021 l’Università di Torino ha ideato e esposto una mostra itinerante dal titolo Linguaggio, Comunicazione e Percezione della Crisi Climatica all’interno del progetto Lessico e Nuvole, che include un ciclo di incontri, la pubblicazione di alcuni volumi divulgativi, una serie podcast e altre iniziative. Questo contributo racconta il lavoro di trasposizione intersemiotica dalle voci del volume e dalle pubblicazioni delle tre curatrici ai pannelli da esporre all’interno della mostra. Per ogni pannello espositivo sono qui raccontati i passaggi che hanno portato alla scelta degli elementi da includere e alcune versioni in bozza che mostrano il lavoro di trasposizione. Sono inoltre raccontate le riflessioni con cui sono state progettate le vignette. Obiettivo dell’articolo è ribadire l’importanza della divulgazione scientifica, offrire spunti a chi volesse progettare pannelli espositivi sui temi della linguistica e sottolineare il contributo che possono dare anche discipline scientifiche non immediatamente collegate alla crisi climatica.

 

Parole chiave: crisi climatica, divulgazione, traduzione intersemiotica, crescitismo, metafore    


In memoria di Marco Bagliani

Introduzione

Nel 2019 l’Università di Torino diede il via a un percorso di formazione aperto alla cittadinanza sul tema dei cambiamenti climatici. Prevedeva alcuni eventi tra cui un ciclo di 8 incontri «Capiamo i cambiamenti climatici» e la pubblicazione della prima edizione del volume Lessico e Nuvole (LATINI, ORUSA, BAGLIANI EDS. 2019). Il successo del ciclo di incontri e della prima pubblicazione diedero la spinta per la pubblicazione di una seconda edizione molto ampliata (LATINI, BAGLIANI, ORUSA EDS. 2020) e una serie di altri prodotti culturali tra cui una guida dedicata agli insegnanti di ogni ordine e grado, una serie podcast, vari incontri divulgativi e, nel 2021, la creazione di una mostra (UNITO 2022).

L’idea della mostra Linguaggio, Comunicazione e Percezione della Crisi Climatica nacque da uno stimolo del Festival della Scienza di Genova, dove venne inaugurata nel mese di ottobre 2021. Questo capitolo ha l’obiettivo di conservare una testimonianza del lavoro svolto per preparare i pannelli del percorso «Linguaggio, Metafore e Crescitismo», cioè uno dei quattro che insieme a «Clima e Crisi Climatica» (a cura di Elisa Palazzi, Marco Minella, Michele Freppaz, Giorgio Vacchiano), «Comunicare la Crisi Climatica» (a cura di Daniela Fargione), «Percezione del Cambiamento Climatico» (a cura di Osman Arrobbio) compongono la mostra. Inoltre vuole restituire alcuni dei testi che sono stati semplificati e tradotti per la mostra in lingua originale e in versione integrale. Ho curato il percorso sul linguaggio insieme alle colleghe Virginia Zorzi (2021) e Angela Zottola (ZOTTOLA E DE MAJO 2022; ZOTTOLA et al. 2020), come me angliste.

Il progetto Lessico e Nuvole dagli inizi

Prima di passare al racconto del lavoro svolto per preparare i pannelli del percorso specifico, può essere utile una breve descrizione dell’intero progetto, la sua storia e i suoi obiettivi, raccontati con maggiore livello di dettaglio all’interno del volume stesso (LATINI, BAGLIANI, ORUSA EDS. 2020, 13). L’opera è «open access» ed è stata curata dalla sezione da Agorà Scienza – la Sezione Valorizzazione della Ricerca e Public Engagement – e dal Green Office UniToGO dell’Università di Torino. Raccoglie contributi di docenti, ricercatrici e ricercatori e include alcune partecipazioni da altri atenei italiani, enti e centri di ricerca nazionali tra cui il Politecnico di Torino e il Consiglio Nazionale delle Ricerche (GEUNA, 2020: 11).

Il progetto è nato nel 2019 su un’idea progettuale di Gianni Latini


per valorizzare la ricerca sviluppata in Ateneo, per rispondere alla domanda di informazioni e dati chiari e aderenti alla realtà da parte di studentesse e studenti appartenenti al movimento Fridays For Future, ma anche sotto la spinta della Città di Torino di contribuire a un’importante serie di eventi per il grande pubblico. (LATINI, BAGLIANI, ORUSA EDS. 2020, 13)

Una delle caratteristiche più innovative del progetto è la scelta di indagare allo stesso tempo lo studio della crisi climatica e l’analisi critica delle sue rappresentazioni e delle strategie discorsive attraverso cui è comunicata. Risulta quindi evidente il ruolo centrale dell’Ecolinguistica (HALLIDAY, 2001; PENZ e FILL, 2022; STIBBE, 2021) e più in generale dell’Analisi Critica del Discorso (WODAK, 2013).

La seconda edizione del 2020 ha introdotto i percorsi di lettura per aiutare chi legge a orientarsi tra le tante voci. Pur essendo organizzato con la logica di un dizionario, quindi con i lemmi elencati in ordine alfabetico, oltre a essere un libro di riferimento utile per capire, per esempio, cosa sia l’albedo o come avvenga l’acidificazione degli oceani, si propone come promotore di nuove conoscenze e nuova consapevolezza su argomenti complessi e non sempre facili da comprendere, se mancano le conoscenze scientifiche necessarie. Questo secondo obiettivo è stato quindi perseguito con la creazione di 12 percorsi di lettura che, attraverso dossier introduttivi selezionano alcuni dei lemmi e spiegano come sono collegati tra loro e perché è utile leggerli insieme.

Al fine di fornire uno strumento accessibile a tutti, il volume esiste nella versione elettronica liberamente scaricabile e in versione cartacea, stampata su ordinazione a pagamento il cui ricavato è utilizzato dall’Università di Torino per finanziare nuovi progetti di ricerca e divulgazione. A partire dalla pubblicazione della prima edizione nel 2019, molte energie si sono orientate verso la divulgazione al fine di invitare il maggior numero di persone possibili a scaricare, leggere e diffondere i contenuti del volume in particolare, ma certo non in modo esclusivo, nelle scuole primarie e secondarie. A tale scopo, nel 2022 è stato pubblicato Lessico e nuvole: le parole del cambiamento climatico. A scuola!, una raccolta di giochi, attività didattiche e di laboratorio ordinate in base al grado scolastico più indicato. Tutte queste iniziative sono raccontate sulle pagine dedicate al progetto sul sito dell’Università di Torino (UNITO, 2022) e molte sono disponibili in formato elettronico, tra cui una visita virtuale della mostra.

La Mostra

Tra tutte le iniziative di divulgazione e promozione del volume, quella su cui si concentra questo capitolo è appunto la mostra itinerante esposta in varie sedi in Liguria, Piemonte, Lombardia e Valle D’Aosta a partire dal 2021 e, al momento della stesura, ancora esposta presso l’Università di Torino. Prima di passare ai contenuti e alla creazione del percorso dedicato al linguaggio, vale la pena di raccontare come sono nati i personaggi che accompagnano chi visita la mostra e sono protagonisti di molte delle vignette. La scelta dei dinosauri riprende la scelta fatta per la copertina di Lessico e Nuvole. Nella prima edizione recava la scritta «prima che sia troppo tardi», accostata a un dinosauro poteva lasciar intendere che se l’umanità non si occupa della crisi climatica si estinguerà come i dinosauri.

Due vignette invitano in modo piuttosto esplicito chi visita a identificarsi con i dinosauri: rappresentano la crisi climatica come un asteroide e gli umani come dinosauri ignari e inconsapevoli di quanto sta per accadere. Per caso, la stessa metafora del meteorite fu utilizzata nello stesso momento storico in uno dei primi film sulla crisi climatica, Don’t Look Up (Mackay, 2021), infatti in più occasioni durante le visite guidate e i dibattiti attorno alla mostra è capitato di parlare del film con chi visitava e poneva domande sull’efficacia delle scelte comunicative usate. Una di queste due vignette (Fig. 1) è quella che apre la mostra sul primo pannello «perché il clima cambia?» ed è stata usata per le locandine e le cartoline. L’altra (Fig.7) fa parte del percorso sul linguaggio ed è discussa nella sezione 2.6.


Figura 1 – Vignetta pannello 1A. Grafica Shirley Cordisco.

I due dinosauri sono diventati simpatici personaggi guida della mostra, con l’obiettivo di attirare l’attenzione anche di chi è più giovane. I loro nomi, Galadh e Sael, sono stati ispirati dalle lingue elfiche inventate da J.R.R. Tolkien. In Sindarin, Galadh è un sostantivo, significa “albero”, e Sael è un aggettivo e significa “saggio”. Sael è il dinosauro verde e piccolo che spesso sa di più e spiega le cose a Galadh, il dinosauro grande. La scelta di rendere il piccolo più sveglio e preparato del grande voleva, tra le altre cose, essere un omaggio al ruolo importante che i giovani svolgono nella divulgazione e nella presa di coscienza della crisi climatica. Come si vede in fig.1 però in alcuni casi i ruoli si invertono, una strategia per rendere simpatici entrambi i personaggi e sottolineare che tutti possono avere atteggiamenti o opinioni sbagliate rispetto alla crisi climatica. I dettagli sull’etimologia dei nomi non sono stati riportati sui pannelli perché abbiamo ritenuto queste informazioni eccessive rispetto ai contenuti della mostra, il pannello in cui vengono presentati si limita a spiegare: 


Sael e Galadh saranno i tuoi accompagnatori nell’esplorazione di questa mostra. I loro nomi sono stati ispirati dagli idiomi inventati da J.R.R. Tolkien, noto autore de “Il Signore degli Anelli”. Come dinosauri, sono stati testimoni, come noi umani – ma in modo molto più passivo e inconsapevole – di un’epoca nella quale i cambiamenti climatici hanno profondamente condizionato la vita sul nostro Pianeta. (MOSTRA 2021)

Come si può vedere nella figura 2, i dinosauri sono protagonisti delle vignette, accompagnano chi visita segnalando la possibilità di ascoltare un podcast e quali lemmi cercare nel volume in relazione al pannello. Sono inoltre aggiunti come elementi grafici per rallegrare i pannelli, come il piccolo Sael appollaiato in cima al pannello sul crescitismo.


Figura 2 – Alcuni pannelli della sezione dedicata al Linguaggio. Foto Gianni Latini

Un nuovo modo di comunicare

Come si può immaginare, in quanto angliste non avevamo esperienze pregresse di comunicazione tramite pannelli espositivi. La proposta quindi è da subito apparsa entusiasmante e al tempo stesso complicata, data la novità rappresentata dalla modalità di fruizione del nostro lavoro che, per noi, era nuova. Per raggiungere l’obiettivo divulgativo della mostra era necessario abbandonare in parte le modalità a cui siamo abituate e trovarne altre. La difficoltà principale consisteva nella richiesta di ridurre al minimo il testo da leggere. Lo scopo principale della mostra non era comunicare i contenuti del volume Lessico e Nuvole tramite pannelli espositivi, né comunicare i contenuti del percorso “Parlare è pensare” pubblicato all’interno del volume stesso per aiutare chi legge a selezionare voci del lessico collegate tra loro dal tema del linguaggio e della comunicazione. Lo scopo era invece dare a chi l’avrebbe visitata un assaggio e invitare alla lettura del volume integrale o alla fruizione degli altri contenuti disponibili all’interno del progetto.

A questo scopo l’impostazione base dei pannelli consisteva in un’immagine, un breve testo e il riferimento alle voci del Lessico maggiormente collegate al contenuto del singolo pannello. A questi si aggiunge un eventuale contenuto audio – da fruire tramite apparecchiature elettroniche utilizzando il codice QR pubblicato al fondo del pannello. Nel tentativo di frenare la nostra inclinazione a spiegare e divulgare attraverso testo scritto, siamo partite dalla progettazione delle vignette che sarebbero state successivamente create in formato grafico dall’artista Shirley Cordisco (2024).

Per il percorso dedicato al linguaggio, intitolato «Linguaggio, Metafore e Crescitismo. Parole, similitudini, grammatica e anglicismi con cui parliamo di clima» abbiamo voluto fin dall’inizio introdurre alcuni concetti che riteniamo centrali per affrontare il tema di come parliamo di crisi climatica. Essendoci prefigurate un pubblico che non ha mai sentito la parola «crescitismo» e non ha mai pensato a una relazione tra «anglicismi» e crisi climatica, abbiamo pensato che inserire da subito queste due parole potesse accendere l’attenzione e la curiosità di chi le legge. 

Il doppio riferimento a «metafore» nel titolo e «similitudini» nel sottotitolo serve a sottolineare l’importanza di questa strategia discorsiva, strategia spesso studiata alla scuola secondaria, concentrandosi sugli aspetti poetici e creativi e prestando invece meno attenzione al ruolo delle metafore nel linguaggio quotidiano. Si tratta quindi di un argomento allo stesso tempo complesso e adatto a un pubblico giovane; infatti, sono tre i pannelli che si concentrano sulle metafore, quello introduttivo e poi 2A e 2C. Concentrandoci molto sulle metafore, uno dei nostri obiettivi era portare l’attenzione su un aspetto che spesso passa inosservato sia tra il pubblico generalista, sia tra gli esperti scientifici. È questo il caso, per esempio, della metafora che abbiamo scelto per il pannello di introduzione alla sezione, «effetto serra».

I pannelli introduttivi

Al fine di ridurre il più possibile la quantità di testo sui pannelli, siamo partite concentrandoci sui messaggi che ritenevamo più importanti da passare al pubblico e il ruolo delle metafore come riduttori di complessità ci è parso immediatamente centrale e di facile comprensione, anche per studenti e studentesse delle scuole secondarie inferiori. Nella prima vignetta, a sinistra nella figura 3, Galadh chiede perché si fa riferimento a una serra se la serra è usata per far stare bene le piantine e invece l’effetto serra è dannoso. Sael espone in parole semplici la distinzione tra «effetto serra di origine naturale», che ha effetti positivi, ed «effetto serra di origine antropica», proponendo una nuova metafora per il secondo – «effetto forno» – più efficace nel descrivere la reale situazione di cui si parla e il tipo di effetto che si crea a causa della presenza di gas climalteranti nell’atmosfera. Questo esempio ha l’obiettivo, attraverso un’unica vignetta, di far capire il potenziale comunicativo delle metafore, quanto possa offuscare il messaggio che si vorrebbe trasmettere e quanto invece una metafora efficace sia in grado di passare immediatamente una percezione efficace del fenomeno.


Figura 3 – Pannello introduttivo e primo pannello dedicati alle metafore. Foto Gianni Latini

Il pannello 2A (fig. 4) si pone invece l’obiettivo di mettere in guardia dai potenziali pericoli dell’uso di metafore. In quanto riduttori di complessità, possono generare risposte incomplete. Sael risponde in due modi diversi alla domanda «che cos’è il cambiamento climatico?», nel primo caso fornendo definizioni scientifiche, approfondite ma troppo dettagliate per Galadh che rimane circondato da punti interrogativi. Al fine di dare un’idea del tipo di processo seguito per creare il lavoro, sono riportati di seguito gli appunti scritti con Zorzi e Zottola, condivisi con il curatore Latini poi passati all’illustratrice Cordisco per arrivare alla vignetta finale. Nei primi appunti di luglio 2021 i dinosauri non avevano ancora i loro nomi.


2 - PANNELLO TIPO (verticale – bifrontale 210 x 90 cm.)
sulle Metafore come riduttori di complessità, a volte molto funzionali per spiegare, a volte possono essere troppo semplificatrici/distorcenti o usate in modo manipolatorio.

Partire dal raffronto tra descrizione di un evento in modo tecnico e in modo metaforico (FUMETTO)

Esempio di doppia descrizione (FUMETTO?) Dino Senior A: “Che cos’è il cambiamento climatico?” 

Dino Senior B: “La Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change o UNFCCC) utilizza il termine "mutamenti climatici" solo per riferirsi ai cambiamenti climatici prodotti dall'uomo e quello di "variabilità climatica" per quello generato da cause naturali. In alcuni casi, per riferirsi ai mutamenti climatici di origine antropica si utilizza l'espressione "mutamenti climatici antropogenici". Secondo il Glossario Dinamico ISPRA-CATAP, per "cambiamenti climatici" si intende qualsiasi cambiamento di clima attribuito direttamente o indirettamente ad attività umane, il quale altera la composizione dell'atmosfera mondiale e si aggiunge alla variabilità naturale del clima osservata in periodi di tempo comparabili.” [questa citazione è banalmente presa da Wikipedia, magari i colleghi hanno esempi migliori.]

Dino Senior A è perplesso.
Dino Junior: “è come se il pianeta avesse la febbre”
Dino Senior A: “Ah ora capisco. E dove si compra la medicina?”

A seguire una spiegazione (sul retro?) 

La metafora è una strategia discorsiva che serve a ridurre la complessità, descrive qualcosa di complicato attraverso un’immagine semplice, concreta e ben conosciuta. In genere chi ascolta deduce cosa hanno in comune le due cose, quindi da un lato la metafora è efficace nel rendere l’idea, dall’altro può generare risposte incomplete. Nel nostro esempio, la metafora della febbre è efficace per far capire che una differenza di solo due gradi può essere un grosso problema, ma poi risolvere il cambiamento climatico non è semplice come prendere un antipiretico.
[se si scrive un vademecum per le guide, spiegare che la febbre funziona come analogia perché comunica come una differenza di pochi gradi può dare grossi problemi e rimanda all’idea di riscaldamento globale. C’è una temperatura ideale per il nostro corpo e una per il pianeta, la febbre è una condizione negativa. Bisogna poi però spiegare che l’analogia non si applica ad altri aspetti importanti: 1 il problema non è sempre un riscaldamento, ma ci sono altri fenomeni meteorologici estremi 2 la soluzione è molto complessa] (appunti di lavoro Caimotto, Zorzi, Zottola, luglio 2021).

“Fumetto” in sequenza, con due riquadri separati

Titolo all’interno della prima vignetta “Che cos’è il cambiamento climatico?” 

Riquadro 1  sopra

Sael: “L’IPCC fa riferimento a un cambiamento nello stato del clima che può essere identificato dai cambiamenti nella media e/o dalla variabilità delle sue proprietà e che persiste per un periodo di tempo esteso, a prescindere dalla sua origine antropica. Invece l’UNFCCC parla di cambiamento climatico quando è attribuito direttamente o indirettamente all’attività umana che altera la composizione dell’atmosfera globale, in aggiunta alla variabilità naturale del clima osservata su periodi di tempo comparabili.” 

[può essere scritto estremamente piccolo, appena leggibile, dà l’idea che la risposta scientifica e ufficiale è complessa e Galadh non riuscirà a capirla]

Galadh è perplesso.

Riquadro 2 sotto

[Sael vede che le definizioni ufficiali non funzionano e prova un’altra strategia, Galadh capisce subito e risponde con l’atteggiamento di chi pensa che si debba agire in fretta e che la soluzione sia a portata di mano (magari potrebbe prendere qualcosa, un cappello, le scarpe oppure avvicinarsi a una porta per far vedere che è pronto ad andare subito in farmacia)]

Sael: “è come se il pianeta avesse la febbre”Galadh: “Ah ora capisco, andiamo subito a comprare le medicine!” 

(appunti di lavoro Caimotto, Zorzi, Zottola, Latini settembre 2021).

Confrontando questo lungo testo con il pannello definitivo (fig. 3) e la relativa vignetta (fig. 4), si nota come la capacità di usare sistemi semiotici diversi abbia permesso di rendere più dinamica la comunicazione, permettendo di tagliare ulteriormente la nostra spiegazione iniziale. L’illustratrice Cordisco ha infatti introdotto un senso di dinamicità spostando l’inquadratura verso destra per seguire Galadh che si affretta verso l’infermeria. 


Figura 4 – Vignetta del pannello 2A. Illustrazioni Shirley Cordisco.

Nella guida fornita agli animatori che in alcune esposizioni avevano il compito di accompagnare la visita, la spiegazione relativa al pannello 2A recita:


La metafora è una delle più importanti forme linguistiche che viene utilizzata per traslare/tradurre concetti complessi in forma più immediata e ‘semplice’. Quindi, è molto utilizzata in ambito scientifico e dalla ricerca, proprio per la capacità di trasmettere immediatamente un concetto ricorrendo anche, a volte, a una trasformazione ‘sensoriale’ del concetto stesso: a volte permette di far visualizzare, altre volte di percepire. Per esempio, la ‘serra’ utilizzata nelle espressioni ‘effetto serra’ o ‘gas serra’ è una metafora che rende l’idea ma che non può restituire tutta la complessità del fenomeno. Altra metafora ricorrente, per il riscaldamento globale, è dire che il Pianeta ha la febbre.  
Quindi, in una metafora, che è un riduttore di complessità (titolo pannello) c’è per forza una perdita di informazione e, a volte, se la metafora è usata impropriamente, ci può essere una distorsione del concetto (e qui la metafora diventa disfunzionale). 
La vignetta mostra bene il processo: un’informazione complessa, articolata e dettagliata richiede molte parole, molti dettagli, spiegazioni e collegamenti tra concetti diversi. 
Per far render conto ai visitatori di questi effetti potete chiedere: cosa notate di differente nei due dialoghi della vignetta? 
A parte il fatto che nella seconda Galadh capisce c’è il fatto che il testo del primo dialogo di Sael  è molto più lungo: c’è più informazione. (Materiale di accompagnamento alla mostra, 2021).

Le medicine che Galadh vuole andare a prendere possono infine a loro volta essere lette come la soluzione semplice, diretta, spesso identificata con una soluzione tecnologica, volta a mantenere lo status quo senza mettere in discussione gli stili di vita insostenibili basati sui combustibili fossili. Quindi semplificare la situazione da gestire, rappresentandola come un “problema” che può avere una “soluzione” lineare porta a proporre “soluzioni” che, purtroppo, non possono risolvere, proprio perché la situazione è molto più complessa e interconnessa di come è stata rappresentata (si veda STIBBE, 2021: 46).

Il tempo 

La progettazione del pannello successivo partiva da una riflessione importante e piuttosto complessa, certamente impossibile da riportare sul pannello:


Secondly, like Ruskin’s, our reading of the weather must be ineradicably historial: a reading that is simultaneously of the weather and of the time. Indeed, many European words for the weather (and for the tides) have their etymological roots in words for ‘time’. This is perhaps most well-known in relation to the Latin tempestas and its derivatives such as temps (French) or tempest (English) (see Serres, 1995: 27), but this pattern can be found in many other languages too, including Polish (czas), Irish (aimsir) and Greek (kairos). Weather was – and is – experienced as an aspect of time perceived not chronologically but kairologically, as the quality of particular periods of time, typically a season. Yet traditional seasonal ‘weatherwising’ no longer works, for the simple reason that the weather is no longer sufficiently stable from one year to the next, let alone from one generation to the next. To read our own weather kairologically involves being alert to its new, unstable temporality, as the coiled cycles of annual weather patterns unravel into the irreversible time of the longue durée, and each storm and drought becomes unseasonable, unique, historical. Such a reading requires us to weather-wise the moment of civilizational crisis at which we stand – to discern in our unruly weather not just the future ruins of our past and present hubris, but also the global relations of power and inequality that have shaped our carbon metabolism. (SZERSZYNSKI 2010)

Questo messaggio è stato quindi rielaborato e registrato come audiopillola con il seguente testo:


Può sembrarci un fatto semplicemente curioso il riferirci al meteo e al susseguirsi di istanti con la stessa parola, “tempo”. In realtà, come suggerisce il sociologo Bronislaw Szerszynski (2010), gli umani hanno sempre percepito il passare del tempo attraverso le stagioni e poi dall’ombra di una meridiana. Nel nostro tempo, in entrambi i sensi, si è persa questa correlazione, questo è un segno della crisi in cui ci troviamo.
Oggi tendiamo a concepire il tempo come una linea da sinistra a destra, con scadenze e date. Percepiamo quello che è a sinistra come scaduto e ormai passato. La perdita del senso di ciclicità del tempo ci induce anche a non dare abbastanza peso alle conseguenze del passato nel presente e nel futuro. 

Il pannello invece è incentrato su una citazione letteraria di Margaret Atwood e una domanda, sembra il titolo di un tema, a cui Galadh risponde con tre immagini mentali: la linea della storia, un metronomo e il meteo. La citazione sul pannello è tradotta dalla frase che chiude il primo capitolo di Cat’s Eye, l’intero capitolo è molto breve ed è qui riportato per intero al fine di condividere l’efficacia dell’immagine evocata:


Time is not a line but a dimension, like the dimensions of space. If you can bend space you can bend time also, and if you knew enough and could move faster than light you could travel backwards in time and exist in two places at once.

It was my brother Stephen who told me that, when he wore his ravelling maroon sweater to study in and spent a lot of time standing on his head so that the blood would run down into his brain and nourish it. I didn’t understand what he meant, but maybe he didn’t explain it very well. He was already moving away from the imprecision of words.

But I began then to think of time as having a shape, something you could see, like a series of liquid transparencies, one laid on top of another. You don’t look back along time but down through it, like water. Sometimes this comes to the surface, sometimes that, sometimes nothing. Nothing goes away. (ATWOOD, 1988)

Il tempo come un liquido da cui riaffiorano parti del passato che si credevano scomparse ci è sembrata una metafora adatta anche al tema della crisi climatica. Per la protagonista del romanzo a tornare a galla sono ricordi dell’infanzia che credeva ormai lontani, per l’umanità sono i danni fatti agli ecosistemi e le varie forme di inquinamento. L’idea stessa di «progresso», altra metafora, è incentrata su un tempo che procede, progredisce appunto. Il passato è passato, il progresso non si può fermare, avanzare – possibilmente in fretta – è positivo, retrocedere o stare fermi è negativo. Questo tipo di narrazione nasconde la ciclicità e nasconde gli effetti del passato sul presente. Dal punto di vista degli equilibri ambientali è molto dannosa.


Figura 5 – Pannelli da 2B a 2F. Foto Gianni Latini

Sviluppo Sostenibile

Il pannello 2C è stato uno dei più semplici da impostare. Lo scopo era, ancora una volta, rivelare in una locuzione molto comune la presenza di metafore che spesso passano inosservate e spiegare brevemente come funzionano le nominalizzazioni. Abbiamo inserito semplicemente le definizioni Treccani di «sviluppare» e «sostenere» ponendo quattro domande volte a (non) individuare gli agenti e gli oggetti di queste due azioni «Cosa va sviluppato? Chi sviluppa? Chi sostiene? Sostenere cosa?». L’obiettivo era invitare a riflettere sulla vaghezza dell’espressione e sulla possibilità, in alcune situazioni, di sfruttarne le ambiguità per perseguire fini non in linea con le azioni davvero necessarie per proteggere gli ecosistemi da cui dipende anche la vita umana.

Sullo stesso pannello sono pubblicati il diagramma dei limiti planetari di Rockström (2009) accanto a una citazione dell’Accordo di Parigi 


Accelerating, encouraging and enabling innovation is critical for an effective, long-term global response to climate change and promoting economic growth and sustainable development. (Paris Agreement Article 10.5).

Il nostro scopo era voluto far notare come, nell’accordo la crescita economica e lo sviluppo sostenibile siano usati quasi come sinonimi, un’idea che appare in contrasto con le implicazioni che si possono trarre osservando il diagramma. Le implicazioni di questo accostamento sono spiegate meglio nel pannello successivo.

Crescitismo e Pensiero Sistemico

Il pannello 2D ha l’obiettivo di dare spazio al punto di vista di due importanti studiosi sul tema della crescita. M.A.K. Halliday e la sua spiegazione linguistica relativa al «crescitismo» e Donella Meadows, nota in quanto autrice di Limits to Growth1 e teorica del Pensiero Sistemico. Questi concetti sono troppo complessi per essere spiegati sul pannello o nell’audiopillola. Quindi in questo caso l’obiettivo è semplicemente introdurre lessico e concetti probabilmente nuovi, e incuriosire. Il pannello ha al centro una vignetta (Fig. 6) che evoca la terza delle quattro caratteristiche del crescitismo nel linguaggio descritte da Halliday (si veda FILL e MÜHLHÄUSLER, 2001, 48):


(1) in our SAE [Standard Average European] languages natural resources are shown to be unlimited with the use of uncountable nouns or 'mass nouns' suggesting inexhaustibility (oil, energy, water, air etc.)
(2) in pairs of contrasts like big and small the 'growth word' is always the neutral term. It is always: how fast is the car (not how slow), how high is the building (not how low), how big is her income (not how small) etc.
(3) our languages are reluctant to admit non-human agents: 'what's that forest doing?' would be judged unacceptable by most speakers 
4) the special position of the human species is expressed through the pronominal system (he/she as special pronouns for humans, it for all non-human beings) and through the exclusion of many collocations (think, know, believe, amiable, sympathetic etc.) for animals and plants.

E così ancora una volta il piccolo Sael cerca di smontare i paradigmi di Galadh:


Figura 6 – Vignetta del pannello 2D. Illustrazioni Shirley Cordisco.

Bisogna andare oltre i paradigmi quindi, un punto di leva che Meadows riconosce come il più potente di tutti per intervenire e modificare un sistema, ma il più difficile da attuare. Nel suo saggio, Meadows (1999), pur non affrontando la questione con gli strumenti della linguistica o dell’analisi critica del discorso, identifica di fatto nelle scelte discorsive, nei discorsi egemonici e nel loro rovesciamento lo strumento più efficace per cambiare le cose. Nel suo elenco i dodici punti vanno dal più semplice, ma meno efficace, al più complicato, ma più efficace e duraturo. Gli ultimi due sono:


2. The mindset or paradigm out of which the system — its goals, structure, rules, delays, parameters — arises.
[…] The shared idea in the minds of society, the great big unstated assumptions — unstated because unnecessary to state; everyone already knows them — constitute that society’s paradigm, or deepest set of beliefs about how the world works. […]

Paradigms are the sources of systems. From them, from shared social agreements about the nature of reality, come system goals and information flows, feedbacks, stocks, flows and everything else about systems. […] You could say paradigms are harder to change than anything else about a system, and therefore this item should be lowest on the list, not second-to-highest. But there’s nothing physical or expensive or even slow in the process of paradigm change. In a single individual it can happen in a millisecond. All it takes is a click in the mind, a falling of scales from eyes, a new way of seeing. Whole societies are another matter — they resist challenges to their paradigm harder than they resist anything else.

[…]

1. The power to transcend paradigms.
There is yet one leverage point that is even higher than changing a paradigm. That is to keep oneself unattached in the arena of paradigms, to stay flexible, to realize that NO paradigm is “true,” that every one, including the one that sweetly shapes your own worldview, is a tremendously limited understanding of an immense and amazing universe that is far beyond human comprehension. 

Si vede quindi come, di fatto, cambiare gli schemi mentali che usiamo per capire le cose, e di conseguenza come usiamo il linguaggio, risultano I punti di leva più efficaci e duraturi per cambiare I sistemi.

Anglicismi

Il pannello 2E porta l’attenzione di chi visita su un aspetto dell’italiano che spesso passa inosservato, l’eccessivo uso di anglicismi. In particolare l’obiettivo è invitare a una semplice riflessione che permette di riconoscere in questa abitudine un riflesso dei discorsi egemonici, dannosi da una prospettiva ecolinguistica. Il pannello invita a provare a tradurre parole relative alla crisi climatica che spesso non hanno traducenti in italiano o richiedono una perifrasi e vengono quindi spesso usati sotto forma di anglicismo. E spiega una regola base dei forestierismi, cioè lo stretto legame tra il referente e la cultura da cui arriva, che però all’apparenza non vale per gli anglicismi usati per parlare di questioni ambientali. Il punto è spiegato nell’audiopillola: quando il numero di anglicismi superflui è molto grande spesso è segno che il discorso dominante rimane quello economico e tecnologico, al centro non c’è la protezione degli ecosistemi ma un obiettivo di crescita economica che trae profitto dalla cosiddetta “economia green” (si vedano CAIMOTTO E MOLINO, 2011; CAIMOTTO 2013, 2015, 2019).

Titoli tossici e atmosfera tossica

Il pannello conclusivo serve a divulgare uno dei punti centrali del saggio di Lakoff (2010, 77)


Here's a deep truth that is also hard to discuss because there is no established frame for it in public discourse. The economic and ecological meltdowns have the same cause, namely, the unregulated free market with the idea that greed is good and that the natural world is a resource for short-term private enrichment. The result has been deadly: toxic assets and a toxic atmosphere. That is, the joint cause is short-term greed together with the fact that the global economy and ecology are both systems. Global causes are systemic, not local. Global risk is systemic, not local. The localization of causation and risk is what has brought about our twin disasters. We have to think in global, systems terms and we don't do so naturally. Here hypocognition is tragic. We lack the frames we need.

Per progettare l’ultima immagine del percorso abbiamo tratto ispirazione da una vignetta pubblicata da Graeme MacKay e copiata e rimaneggiata molte volte, come l’autore stesso ha raccontato, rimaneggiandola a sua volta (MacKay 2020). L’immagine di MacKay riguardava la pandemia da COVID-19 e mostrava una città minacciata tra tre tsunami, la prima onda riportava la scritta «covid», la seconda «recessione» e la terza «crisi climatica». Tralasciando il covid, che non era strettamente collegato al tema della mostra, e riprendendo invece il tema dell’identificazione tra umani e dinosauri, la vignetta finale (fig. 7) trae spunto proprio dalla citazione di Lakoff e evidenzia l’errore di pensare che l’ambientalismo e l’economia abbiano obiettivi contrastanti.


Figura 7 – Vignetta del pannello 2F. Illustrazioni Shirley Cordisco.

La progettazione della vignetta deve parte dell’ispirazione anche al libro di Scaglione (2022) intitolato Più idioti dei dinosauri, in cui l’autore si interroga su come l’emergenza climatica impatterà sulla vita di suo figlio.

Conclusioni

Questa testimonianza è stata scritta per poter conservare traccia del lavoro svolto e condividerla. Non si tratta semplicemente di uno scopo storico o di documentazione di un’operazione di divulgazione scientifica, ma di un invito a organizzare molte altre iniziative di divulgazione e coinvolgimento sui temi della crisi climatica osservati da molteplici punti di vista disciplinari. La mostra, così come l’intero progetto, è chiaramente il risultato del lavoro di tante persone con competenze diverse e di un grande ed efficace lavoro di coordinamento. Il contributo sul linguaggio creato insieme alle colleghe Zorzi e Zottola è stato raggiunto solo grazie a questo grande lavoro che lo ha reso possibile. Questo capitolo intende ribadire l’importanza della divulgazione rivolta a un pubblico non esperto, specialmente sul tema della crisi climatica, e offrire spunti per altri progetti. Il tempo è poco, le competenze necessarie sono tante, è necessario che la scienza arrivi a tutti e ogni disciplina accademica offra il suo contributo, incluse le discipline che sulle prime possono apparire lontane dagli studi sul clima e sull’antropocene, ma in realtà hanno molto da dire.


Bibliographie

Monografie

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SCAGLIONE, D. Più idioti dei dinosauri, Edizioni e/o, Roma, 2022. 

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Curatele e articoli in volumi collettivi

CAIMOTTO M.C. Anglicisms in Italian environmentally friendly marketing. English as the global language of capitalism or sustainability? in Ji C. (Ed.) Translating and Communicating Environmental Cultures. London and New York, Routledge, 2019. 

CAIMOTTO M.C. Gli stakeholder contro il climate change per un mondo più green versus parla come mangi. L’uso degli anglicismi nei testi promozionali a sfondo ambientalista: un’analisi discorsiva in Daniela Fargione and Serenella Iovino (Eds.) ContaminAzioni ecologiche: Cibi, Nature, Culture, Irene – Interdisciplinary Researches, 2015. 

CAIMOTTO M.C. The unsustainable Anglicization of sustainability discourse in Italian green companies in R. Salvi and W. Cheng (Eds.) Textus. Carocci, Roma, 2013.

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Articolo su rivista-giornale

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Risorse online

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Note

↑ 1 Vale la pena ricordare qui come la prima edizione italiana di Limits to growth fu pubblicata con il titolo I limiti dello sviluppo e, solo nelle successive edizioni, I limiti della crescita. A dimostrazione di quanto discusso nella sezione 2.3, «sviluppo» è spesso semplicemente un sinonimo di «crescita».


 

Dipartimento di Lingue e Culture Moderne - Università di Genova
Open Access Journal - ISSN électronique 1824-7482