La littérature française dans le cachot: Attività didattiche nel carcere di Ranza, San Gimignano

Autori

  • Laura Staiano

DOI:

https://doi.org/10.15167/1824-7482/pbfrm2020.32.1877

Parole chiave:

littérature française, cachot, poesia

Abstract

In questo elaborato vorrei ripercorrere due anni di insegnamento speciali, non ritmati dal suono della campanella che scandisce l’entrata e l’uscita degli studenti, ma da un silenzio immobile, interrotto talvolta da rumori che spesso risuonano ancora nella mia testa: il rumore di passi che si susseguono in lunghi corridoi bianchi e spogli; il tintinnio di chiavi enormi che ciondolano dalle cinture dei vari agenti penitenziari in servizio o, in maniera ancora più assordante, che entrano nelle serrature di porte e cancelli invalicabili facendoti provare, per poche ore, la sensazione claustrofobica di essere prigioniera; la cadenza di voci grevi, caratterizzate dalle più svariate inflessioni dialettali, che irrompono in quegli spazi freddi e cupi, adibiti ad anonimi locali scolastici, con una serie infinita di “Buongiorno professoressa!” Sin dai primi giorni, ho capito l’importanza di rispondere ad ogni singolo “Buongiorno”, tutte le mattine, con lo stesso sorriso e la stessa energia perché la parola, pronunciata tra il silenzio di quelle mura da una voce esterna, ha un suono diverso, caldo che per gli abitanti di quegli spazi angusti diventa linfa vitale.

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Pubblicato

2020-05-04 — Aggiornato il 2022-03-18