Per necessità e per vocazione: le prigioni di Ernst Toller

Autori

  • Roberta Ascarelli

DOI:

https://doi.org/10.15167/1824-7482/pbfrm2020.32.1881

Parole chiave:

Letteratura tedesca del Novecento, Letteratura e rivoluzione, ebraismo e avanguardie storiche

Abstract

Ernst Toller, poeta tra i più noti dell’espressionismo tedesco, è condannato due volte alla detenzione per alto tradimento: la prima per aver partecipato a uno sciopero durante il primo conflitto mondiale e la seconda per essere stato tra i protagonisti della Repubblica dei Consigli di Monaco di Baviera nel 1918-1919. Gli anni di prigione sono segnati da un’intensa produzione letteraria e saggistica e Toller, diventa un mito e un esempio per la sinistra tedesca della Repubblica di Weimar sviluppando con il carcere un rapporto contraddittorio, in cui non mancano, pur nel disagio, elementi di accettazione e di sollievo. L’articolo ricostruisce, attraverso le opere e le lettere, questo vissuto mettendo in evidenza quelli che per Toller sono gli aspetti anche ‘virtuosi’ di questa detenzione in un mondo lacerato dai conflitti politici e dalla crisi economica che chiede all’intellettuale di schierarsi; analizza inoltre le evidenze dell’immagine del carcere nelle sue opere letterarie.

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Pubblicato

2020-05-04 — Aggiornato il 2022-03-18

Fascicolo

Sezione

Racconto, Esperienza, Denuncia: i mondi della prigione