Mes départs: dall’erranza all’esilio in Panaït Istrati
Abstract
L’esilio e l’esperienza continua dell’erranza costituiscono due capisaldi dell’opera letteraria di Panait Istrati. Lo scrittore rumeno di espressione francese era infatti un instancabile viaggiatore, come traluce dai suoi testi narrativi, in particolare nel ciclo di Adrien Zograffi, nel quale descrive la realtà di estrema sofferenza degli emigrati e degli esiliati che egli incontrò personalmente lungo le strade e sulle rotte marittime del variopinto mondo dei Balcani e del Mediterraneo. Nel racconto autobiografico Mes départs il romanziere narra il proprio esilio unitamente a quello dei tanti greci, turchi, rumeni, albanesi, bulgari ed ebrei che convivevano pacificamente nel quartiere cosmopolita di Braïla, la città natale dello scrittore, dando vita ad un affascinante universo multiculturale. In questo récit il protagonista, alter ego dello scrittore, sperimenta in prima persona le sofferenze e tutti gli aspetti negativi che l’esilio comporta, ma questa dolorosa esperienza, al pari del prolungato vagabondaggio, rappresentano altresì occasioni incomparabili di rinascita culturale, ricerca interiore e maturazione artistica.